Presentazione di AFRICANEWS

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Di Andrea Awour - (animatore di Koinonia Community e redattore di AFRICANEWS)




I turisti occidentali che visitano Nairobi esprimono sempre la loro meraviglia - oltre che per molte altre cose - per i fili del telefono che spesso sono tesi fra pali e alberi e formano specie di festosi addobbi in tutta la città. Certo questi fili non danno l'impressione di essere molto affidabili. Eppure su uno di essi fili corrono gli articoli e le notizie sull'Africa che una nuova iniziativa editoriale distribuisce per il mondo.

E' la linea telefonica 560385. Il filo di questa linea parte dalla centrale telefonica di Jamuhuri, sulla Ngong Road, a 6 chilometri dal centro città. E' una zona verde, di case e uffici di livello abbastanza alto - quasi di fronte alla centrale c'e la residenza provinciale dei Missionari Comboniani.

Staccandosi dalla centrale il filo corre parallelo a Ngong Road, passa di fronte ad un istituto parauniversitario che prepara gli insegnanti di scienze per le scuole superiori, poi attraversa il giardino dell'istituto nazionale di meteorologia, e infine si immerge un una zona popolare. File di casette tutte uguali ospitano famiglie di lavoratori, e sulla strada, proprio sotto il nostro filo del telefono, c'e un mercato improvvisato, con donne che preparano sulla carbonella ardente pesce fritto, pannocchie di mais abbrustolite, frittelle dolci.

Ma il 560385 non è ancora arrivato a destinazione. Deve scendere una collinetta, attraversare in fiumiciattolo in cui i bambini di strada si lavano, e risalire un pendio che torna a popolarsi di gente. Questa volta non sono più casa ma baracche di legno e latta. Sono i più poveri della città, coloro che lavorano come guardiani, giardinieri, donne delle pulizie. Quando lavorano. Più spesso vanno a piedi in città ogni mattino, qui siamo gai a dieci chilometri dal centro, nella speranza di trovare un lavoro a giornata, offrendosi per scaricare un camion o per sostituire un manovale che non si è presentato al lavoro. Tornano la sera stanchi, e trovano un po' di ristoro e di oblio della pena di vivere con un bicchiere di birra tradizionale, quella che costa poco.

Il nostro filo è quasi arrivato. C'e una fermata dell'autobus e una cinquantina di case in muratura. Siamo a Riruta Satellite. Finalmente! In una della case ci sono dei bambini di strada che fanno chiasso a due adulti che cercano di capire cosa sta succedendo. Il filo entra da una finestra, e va a inserissi, qui, nel mezzo di questo quartiere cosi Africano che più Africano non si può, in un sistema che lo può commutare fra telefono, fax e un computer collegato in posta elettronica con tutto il mondo. Il filo è arrivato a Koinonia, e si può riposare.

Koinonia e' un gruppo di giovani laici professionisti che si vogliono impegnare ad una vita cristiana e ad un servizio nella società intorno a loro. Gestiscono un servizio ai bambini di strada, e Africanews.

Per capire perché e' nata Africanews basta conoscere la professioni dei membri di Koinonia. Albert è giornalista, Micheal lavora come documentarista in un centro di documentazione sui problemi sociali in Africa, un altro Michael lavora in un'associazione che si chiama People for Peace (Gente per la Pace) dove è incaricato in particolare del progetto di educazione alla pace attraverso il teatro, George lavora al computer su programmi di amministrazione e raccolta dati, Clement è diplomato in Gestione di Progetti di Sviluppo e di fatto gestisce il nostro programma per i bambini di strada, Mark segue il mio stesso corso all'Università. Con queste professioni, che fortunatamente sono espressione dei nostri interessi personali, il fatto che ci sia venuta l'idea di un bollettino di informazione su giustizia, pace, diritti umani e riconciliazione in Africa non è evidentemente sorprendente. Poi alcuni persone delle rete telematica PeaceLink ci hanno dato il loro know-how e, cosa molto più preziosa, la loro amicizia cosi che dal primo numero di Africanews siamo presenti in Internet.

Pubblicando Africanews vogliamo aggiungere una voce cristiana e autenticamente africana nel mondo dei media. Crediamo che gli africani tutti aspirino alla giustizia e alla pace. La tragedia del Rwanda che è scoppiata proprio mentre stavamo elaborando questo progetto (tra l'altro molti dei nostri vicini a Riruta Satellite sono rifugiati rwandesi) ha messo in luce il ruolo negativo che i mass media possono avere. Localmente sono stati usati per fomentare l'odio e incitare al massacro, internazionalmente sono serviti a rinforzare i peggiori pregiudizi contro gli africani, prestando poca o nessuna attenzione al retroterra del conflitto e senza proporre nessuna analisi seria.

Noi di Africanews vogliamo dare un'informazione al servizio della pace e delle solidarietà. E vogliamo provare che è possibile, anche con un piccolo progetto come il nostro, usare i mass media per servire la crescita delle persone.

Faremo tutti gli sforzi possibili per dare un'informazione dalla prospettiva della base, dei poveri, dalla loro quotidiana lotta per la sopravvivenza, per la libertà la dignità e la giustizia. Volendo usare una terminologia impegnativa potemmo dire che abbiamo fatta nostra l'opzione preferenziale per i poveri.

Naturalmente non potremmo dare notizie da tutta l'Africa se non avessimo una buona rete di corrispondenti. Essi sono in genere giovani giornalisti Africani che abbiamo conosciuto in questi anni perché passavano da Nairobi o perché abbiamo partecipato insieme a incontri promossi dall'UCAP (Uniona Catholique Africaine de la Presse). Non crediamo di esagerare se diciamo di rappresentare, o almeno vogliamo rappresentare, l'Africa giovane e desiderosa di cambiare.

L'anima di tutto questo è Kizito. Kizito è una persona strana, non solo nell'apparenza, con quella barba e quella massa di capelli lunghi e arruffati. E' un prete, ma per qualche misteriosa ragione in Africa dove i titoli e il rispetto per gli anziani sono cosi importanti, nessuno lo chiama "padre". Tutti, anche l'ultimo arrivato fra i bambini di strada lo chiamano solo cosi, Kizito.

Il dono di Kizito è di entrare in sintonia con la gente. Per lo meno con noi Africani. Tu parli, e lui ti ascolta. Ti guarda. Senti che ti capisce. Poi alla fine ti dice poche parole, e a te viene voglia di lasciarti guidare da lui, di lavorare con lui. Poi magari ti penti, perché quando si tratta di lavoro e tremendamente esigente.

Io l'ho conosciuto cinque anni fa. Avevo finito la scuola superiore e non riuscivo a trovare nessun lavoro. Avevo fatto due anni di tarmacking (gergo, da tarmac, asfalto, per "camminare sull'asfalto della città in cerca di lavoro"). Kizito ha chiesto a mia zia, che lo conosceva, di trovargli un ragazzo disposto a gestire un banco di vendita della rivista New People durante una mostra che durava tre giorni. Mi sono proposto, mi ha accettato, e quando alla fine della mostra gli ho riportato il materiale mi ha fatto sedere di fianco a lui, ed io ho cominciato a raccontargli tutti i sogni e le frustrazioni che avevo in testa, e nel cuore. Lui mi ha lasciato finire e poi mi ha detto. "Allora domani cominciamo a lavorare insieme. Vieni qui alle otto". Non gli ho neanche chiesto quanto mi avrebbe pagato, ma da allora lavoro con lui. Ho prima gestito la distribuzione della rivista alle edicole della cita, poi Kizito mi ha insegnato a usare una macchina off-set per stampare cose semplici, poi mi ha messo al computer e mi ha insegnato a fare l'impaginazione con programmi sofisticati.

Adesso sono membro di Koinonia, sto finendo il primo anno di Scienze Sociali all'Università Cattolica ed uso tutto il m io tempo libero per Africanews a i bambini di strada.

Vorrei rendervi più partecipi della nostra vita, ma come si fa? Leggete Africanews per restare in contatto con l'Africa. Sarebbe bello se il filo del 560385 potesse portarvi anche il profumo delle pannocchie abbrustolite, i richiami dei bambini, i canti e il ritmo dei tamburi delle sette religione che si radunano proprio di fianco a casa nostra. Ma fino a che non ci saranno altri sviluppi tecnologici dovete accontentarvi delle parole sullo schermo del vostro computer.

Andrea Awour


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