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Testo del Calendario Amani 1999 dedicato agli street children




Il problema non sono i bambini di strada. Il problema sono gli adulti. "Il nostro piu' grande fallimento - diceva padre Arnold Grol, la persona che piu' di ogni altra dedico' la sua vita ai bambini di strada di Nairobi - e' che dopo tanti anni di lavoro, sembra che i bambini siano solo la preoccupazione di un gruppetto di organizzazioni. La grande maggioranza dei keniani, quando incontrano uno dei loro bambini per le strade di Nairobi, voltano la testa dall'altra parte".
Nonostante che oggi a Nairobi sia diventato di moda parlare dei bambini di strada, e che il gruppetto di organizzazioni sia cresciuto considerevolmente - l'atteggiamento fondamentale descritto da padre Grol non e' cambiato Anthony ha diciotto anni, ha avuto un'infanzia difficile, ma e' un ragazzo risoluto, ed oggi si guadagna la vita dipingendo vasi di terracotta. Qualche settimana fa, ad una fermata dell'autobus, mentre leggevo un giornale che riportava la notizie delllo scontro fra guardie e bambini di strada avvenuto a Nairobi l'11aprile 1998, Anthony, che conosco di vista, incomincio' a leggere il giornale al di sopra della mia spalla. L'ho salutato, e gli ho chiesto come mai ci siano cosi' tanti bambini abbandonati per le strade di Nairobi. Non ha avuto bisogno di riflettere: "Le loro mamme non hanno abbastanza soldi per mandarli a scuola, e talvolta non possono neanche dar loro un po' di cibo. Allora, i bambini se ne vanno per la strada". Ci sono altre ragioni? "No, non ci sono altre ragioni. La sola ragione e' che la gente e' troppo povera".

Sarebbe difficile per Anthony, o qualcun altro dei suoi amici, partecipare ad uno dei molti seminari o simposi che si tengono negli alberghi di lusso di Nairobi per discutere le sfide poste dal crescente numero di bambini di strada. Ma la loro opinione e' importante. Loro sono gli esperti.
Ho visitato una casa che ospita 35 bambini che provengono da famiglie in condizione economica gravemente disagiata. Si chiama Kivuli, ed e' situata nel quartiere di Riruta, a Nairobi. E' stata iniziata da un gruppo di giovani keniani, che successivamente sono stati assistiti dall'organizzazione italiana Amani. Era il tardo pomeriggio, e i bambini, di eta' variabile dai sette anni di Joshua ai diciassette di Paul, stavano tornando dalle scuole pubbliche del quartiere. Come ho espresso il desiderio di parlare con loro, me li sono trovati tutti intorno.

Perche' ci sono tanti bambini nelle strade di Nairobi? Le loro risposte arrivano una dopo l'altra. Parlano con grande serieta', parlano con la saggezza della loro sofferta esperienza personale. Dice James: "Perche' ci sono tanti problemi in casa, qualche volta il papa' e' morto, qualche volta non c'e' piu' la mamma, e la matrigna non da' loro da mangiare". Christopher aggiunge: "I genitori non hanno un lavoro. A volte i bambini sono cosi' affamati che rubano dalla loro stessa casa, e sono cacciati". "In casa manca tutto" dice Peter. Un altro, Mike, chiarisce: "A volte i bambini sono mandati via perche' non c'e' piu' niente da mangiare in casa".

I genitori sono contenti quando sono costretti a fare una cosa del genere? "No", - dice Christopher - "non sono contenti, piangono tanto quanto il loro bambino". C'e' una tristezza enorme nei suoi occhi, una tristezza condivisa da altre 34 paia di occhi. "Specialmente la mamma - sussurra Daniel - piange molto". Inutile chiedere perche' lo sa.
Conoscete qualche bambino che ha preso lui stesso la decisione di andare a vivere in strada ed e' contento di starci? "No" - e' la risposta immediata ed unanime - "nessuno vuole essere un bambino di strada". Scuotono la testa, increduli al pensiero che un bambino possa prendere una tale decisione da solo, senza essere costretto dalle circostanze.
Cosa possiamo fare per aiutare quei bambini che sono in strada? Nonostante abbiano avuto una vita difficile i bambini di Kivuli non hanno perduto il dono di saper sognare. Il sorriso torna sulle loro labbra. I piu'piccoli sono i piu' desiderosi di esprimere il loro parere. "Dobbiamo mandarli a scuola e prepararli per un lavoro" dice James. "Pregare che delle buone persone li aiutino" aggiunge Peter. "Chieder loro cosa vogliono e poi riunirli con le loro famiglie" dice Moses. "Aiutarli con una casa come qui a Kivuli" aggiunge Simon. "Si" - sottolinea Martin - "cosi che quando finiscono la scuola trovano un lavoro, e poi imitano l'esempio di quelli cha hanno iniziato Kivuli".

La soluzione definitiva e' avanzata da Timothy, un ragazzino tutto ossa con un grande sorriso. Allarga le braccia e dice: "Portiamoli tutti qui! Possiamo condividere il cibo e stare tutti insieme!"
L'opinione di Anthony e dei bambini di Kivuli non e'espressa nel linguaggio sofisticato delle risoluzioni di un simposio, ma centra esattamente il problema. La causa piu' profonda della presenza di bambini abbandonati per le strade di Nairobi e' la poverta', la desolata miseria dei tre quarti della popolazione. Il crollo della famiglia e dei valori tradizionali, e tutte le altre cause che uno puo' individuare, vengono solo dopo la vita abbietta, inumana che cosi' tanta gente deve sopportare. La Convenzione dei Diritti del Bambino adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1989, e' stata ratificata da quasi tutti i paesi del mondo. Di fatto e' il trattato piu' ratificato della storia. Oggi il 96 per cento dei bambini del mondo vive in stati che si sono legalmente obbligati e proteggere i diritti dei bambini.

La Convenzione definisce i bambini come persone sotto i 18 anni d'eta' il cui "massimo interesse" deve essere promosso in tutte le situazioni (art. 3). Garantisce il diritto dei bambini a vivere e svilupparsi (art. 6) al massimo del loro potenziale, e, fra le clausole, ci sono quelle che affermano il diritto dei bambini al massimo possibile standard di cure mediche (art. 24) e di esprimere liberamente il proprio parere (art. 13). I bambini hanno il diritto ad essere registrati immediatamente dopo la nascita e ad avere un nome ed una nazionalita' (art. 7), il diritto di giocare (art. 31) e alla protezione da tutte le forme di sfruttamento e abuso sessuale (art. 34).

Quanti bambini godono effettivamente di questi diritti? In Kenya, un paese di circa 28 milioni di persone, si calcola che nei centri urbani ci siano un totale di 140,000 bambini di strada, e che quattro milioni di bambini che dovrebbero andare a scuola non ci vanno, perche' il costo della scuola elementare - teoricamente gratuita - e' superiore alle possibilita' economiche dei genitori.
Una soluzione immediata di questi problemi e' impossibile, e nessuno e' cosi ingenuo da pensare che sia sufficiente ratificare una Convenzione per automaticamente garantire i dirittti dei bambini dei paesi poveri. La Convenzione stessa riconosce che non tutti i governi hanno le risorse necessarie ad assicurare subito tutti i diritti economici, sociali e culturali che in essa sono previsti. Ma li impegna a far di quei diritti una priorita', e ad assicurare che le risorse disponibili vengano usate al meglio. Cio' che preoccupa e' che, nonostante la ratificazione della Convenzione, in paesi come il Kenya le condizioni dei bambini sono continuamente deteriorate. I periodici rapporti pubblicati dalle ONG impegnate in favore dei diritti dei bambini dipingono una situazione sempre peggiore, e fanno nascere una serie di domande. Le autorita' competenti stanno almeno tenendo in seria considerazione il costante deterioramento della situazione sociale o si chiudono in un compiaciuto isolamento? Si rendono conto che l'opinone pubblica non e'piu' facilmente ingannata da qualche roboante dichiarazione ufficiale? La presenza di bambini disperati per le strade delle citta' del Kenya e' la conseguenza diretta della malconduzione dell'economia. E' solo uno stratagemma da moralisti ricordare ai funzionari governativi che i bambini di strada che incontrano quando vanno in giro con grandi auto, non sono "i piu' sfortunati membri della nostra societa" - come amano dire i politici nel loro gergo - ma le vittime della loro incompetenza o corruzione.

Nella tradizione cristiana si parla di riparazione e restituzione. Significa che coloro che hanno rubato devono restituire cio' che hanno acquisito impropriamente, che si tratti di soldi o di terra. Tutti noi che conduciamo una vita confortevole, con tre pasti al giorno, abbiamo rubato qualcosa a questi bambini. Un modo adeguato per restituire il maltolto, secondo le nostre personali responsabilita', e' il contribuire alla conduzione di una casa per bambini gestita da una organizzazione credibile. Riceveranno qualsiasi cosa con gratitudine, che sia un po' di verdura per integrare il prossimo pasto, o un pezzo di terra per costruire una nuova casa, o fondi per costruire una scuola. Da parte nostra e' un modo per ratificare personalmente la Convenzione dei Diritti dei Bambino.

Renato Kizito Sesana




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