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Alex LangerRipartire |
In occasione dei festeggiamenti per l'80° anniversario dell'Abbè Pierre
a Lyon, Alexander Langer ha tenuto una riflessione dal titolo molto
suggestivo: "Raccogliere e onorare i rifiuti, una svolta di civiltà":
"Raccogliere e onorare i rifiuti - vi si legge - è una rivoluzione: li
trasforma in non-rifiuti". E chi come l'Abbè Pierre ha saputo
raccogliere dalla strada gli scarti umani e sollevarli alla dignità dei
figli di Dio?
Caro e venerato Abbè Pierre, cari amici di Emmaus, In una sospetta mescolanza di termini e di obiettivi - alcuni dei quali più giusti, altri assai meno - questi luoghi comuni generano comunque l'idea che ormai sia questione di tecnologie e metodologie più adeguate per dominare la crisi dell'ambiente e ripararne i guasti. Anche il problema dei rifiuti, crescente ed ancor troppo poco avvertito incubo del nostro tempo, viene facilmente categorizzato così, e spesso con la migliore delle intenzioni: "evitare, minimizzare, selezionare, recuperare, riciclare i rifiuti" è diventata la sintesi largamente usata ed accettata di una rilevante branca delle politiche ambientali. Ecco che si parla - meritoriamente, s'intende - di risorsa rifiuti, di borsa rifiuti, di gestione rifiuti, di smaltimento rifiuti... ed ecco che compaiono nuove amministrazioni, imprese, industrie, saperi, tecniche, pubblicità, nuovi esperti, nuove riviste specializzate, nuovi convegni, nuove cattedre universitarie, nuovi mercati e nuove leggi. Si fa strada la consapevolezza che i nostri rifiuti potrebbero poco a poco sommergerci, con ritmo sempre più incalzante, e che in essi potrebbe stare il boomerang più pericoloso della nostra civiltà, rappresentato bene dalla terribile quintessenza dei rifiuti nucleari e delle scorie di plutonio, problema sinora fondamentalmente insolubile.
Nuovi allarmi scattano, nuove spinte all'ambientalismo si consolidano. Rimuovere quello che abbiamo ed usiamo per fare spazio a nuovi consumi, nuovi bisogni, nuovi sprechi, nuova competizione, nuovo luccichìo e nuovo abbaglio. Cancellare le nostre tracce (peraltro sempre meno nostre), sfigurare e respingere da noi ciò che abbiamo usato o mangiato fino a poco prima, pretendere nuovi involucri sigillati e sterili, nuove vergini artificiali da violare distrattamente e poi buttare.
Diversa è stata l'esperienza e la lezione di Emmaus e dell'Abbè Pierre. Raccogliere ed onorare i rifiuti è una rivoluzione: li trasforma in non-rifiuti, cioè "bene-accetti", da ciò che non ha valore in qualcosa di prezioso, rende ricercato ed apprezzato ciò che per definizione sarebbe da buttare. Non sarà così eroico come "deporre i potenti dai troni, ma c'era molto con l'"innalzare gli umili". Chi lo fa, contribuisce - oltretutto - molto di più alla salute del nostro povero pianeta e dei viventi che lo popolano, di quanto non capiti a molto dottori della legge ambientalista. Dobbiamo essere grati all'Abbè Pierre, che ha dato un'anima ad un'attività ritenuta marginale e disprezzata, e che ci ricorda che da ciò che i presunti normali scartano, può ripartire una risurrezione sociale, comunitaria, economica, morale e di inventiva pratica. E che ha saputo non solo pensare o proporre tutto questo, ma si è messo insieme a coloro che lo fanno ed a loro modo così curano se stessi, tutti noi e - non poco - la natura che "ci sustenta ed guberna", come direbbe Francesco d'Assisi. Lode sia dunque all'Abbè Pierre, per aver saputo far diventare molto persone "amici degli scarti": ne abbiamo tanto bisogno. Ed avremo meno "scarti". * intervento di Langer a "La terre aux humains", Lyon, 27.11.1992
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