Criteri per un futuro amico
Questi sono due aspetti che io volevo sottoporvi per un futuro amico.
Vorrei adesso diversi brevemente quattro piccole modalità che possono
aiutare in questo.
La prima riguarda la credibilità delle parole. Io credo che oggi ci sia
pochissima fede, giustamente, nelle parole, perché è difficile
distinguere la notizia dalla pubblicità, la realtà dalla fandonia, che
se ripetuta autorevolmente e televisivamente diventa realtà essa stessa.
È credibile chi può dire "Vieni e vedi"; è credibili chi ha
un'esperienza da offrire alla quale ognuno può partecipare, che ognuno
può condividere. Dove non c'è un "vieni e vedi" io sarei molto
diffidente. In questo senso la televisione, è un vedi sì, ma è un vedi
mediato, tanto che non ha nessuna verifica possibile.
Un secondo criterio, lo chiamerei il criterio dei cinque giusti e si
rifà alla trattativa sulla distruzione di Sodoma e Gomorra. Vi
ricorderete che Abramo tentava di non far distruggere Sodoma e Gomorra
sostenendo che tanti giusti sarebbero morti nella catastrofe insieme ai
malvagi. Allora comincia una lunga trattativa perché gli angeli dicono:
forniscici un elenco credibile dei giusti almeno cinque tirali fuori,
fuori i nomi perché altrimenti non ci crediamo.
Penso che se noi non vogliamo diventare prigionieri delle nostre
illusioni, almeno una minima verifica sui cinque giusti dovremmo farla;
una verifica se anche altri ritengono importanti le cose che a ognuno di
noi sembrano importanti e mettersi insieme con altri che le condividano,
prima di andare a urlare in televisione.
Un'altra modalità per costruire un futuro amico e paritario è quello di
concludere anche magari molto formalmente dei patti. Io credo che oggi
ci siano molte forme di patto, molte forme di alleanza che possono
essere concluse e che restituiscono anche dignità e giustizia a chi
apparentemente è il ricevente. Pensate alla grandiosa esperienza di
Emmaus, dove dei cosiddetti scarti umani delle comunità di Emmaus,
considerati tali da molti hanno imparato a restituire prima dignità agli
scarti, ai rifiuti raccogliendoli, separandoli, riutilizzandoli,
mettendoli in circolo, e quindi riguadagnando dignità anche loro. Credo
che oggi il modello dell'alleanza del patto di una reciprocità, sia non
solo una condizione molto importante ma possa essere perseguita molto
concretamente perché siamo a un livello della comunicazione facilitata.
L'ultimo aspetto che oggi vedo molto sottovalutato riguarda la relazione
tra nord del mondo rispettivamente col sud e con l'est. Oggi chi è di
sinistra è molto tifoso del Terzo Mondo; chi viceversa viene da una
tradizione più di destra, è invece più attento all'est perché è stato a
lungo educato alla solidarietà con chi era oppresso dal comunismo.
Quindi oggi rischiamo di riprodurre, anche dopo la caduta del comunismo,
queste solidarietà su binari differenziati o col sud o con l'est.
Parlando di alleanze, di patti, credo che sarebbe una buona strada da
seguire che noi, nelle cose che facciamo, cercassimo di avere partner
all'est e al sud e che li facessimo anche conoscere tra di loro, anche
perché spesso sono in competizione, perché entrambi ci corteggiano.
Sono arrivato alla chiusura e vorrei tentare il riassunto, con una
variazione su un motto molto conosciuto. Voi sapete il motto che il
barone De Coubertain ha riattivato per le moderne Olimpiadi, prendendolo
dall'antichità: il motto del citius, più veloce, altius, più alto,
fortius, più forte, più possente. Citius altius e fortius era un motto
giocoso di per sè, era un motto appunto per le Olimpiadi che erano certo
competitive, ma erano in qualche modo un gioco. Oggi queste tre parole
potrebbero essere assunte bene come quinta essenza della nostra civiltà
e della competizione della nostra civiltà: sforzatevi di essere più
veloci, di arrivare più in alto e di essere più forti. Questo è un po'
il messaggio cardine che oggi ci viene dato. Io vi propongo il
contrario, io vi propongo il lentius, profundius e soavius, cioè di
capovolgere ognuno di questi termini, più lenti invece che più veloci,
più in profondità, invece che più in alto e più dolcemente o più
soavemente invece che più forte, con più energia, con più muscoli,
insomma più roboanti. Con questo motto non si vince nessuna battaglia
frontale, però forse si ha il fiato più lungo.
* dall'intervento al Convegno giovanile di Assisi 1994