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Scuola ed Educazione
Esperimenti con l'anima 2




| Antonella | Tamara | Giuseppe | Alessandro | Vito | Piero | Giuseppe | Tanja | Salvatore | Giorgio | Mirko | Maria |

Altri esperimenti...


Quello che gli altri non hanno capito di me.
"Di me non c'e' niente da capire perche' io appaio alla gente cosi' come sono e non nascondo in me - neanche in un angolino - quello che ho paura di mostrare. Cosi' e' con i miei amici, con il mio ragazzo, con mia madre e mia sorella. Ma con mio padre la situazione e' totalmente diversa. Nessuno si e' mai accorto di quanto soffro per questo. Ne approfitto per scrivere cio' che penso di mio padre, del suo essere oppressivo. Nello stesso tempo penso a quelle persone che purtroppo non hanno un padre, che lo vorrebbero tanto avere. Ma non sanno quanto difficile puo' essere la vita se avessero un padre comne il mio. Quando sono con lui non sono me stessa, sono una persona totalmente diversa, divento timida, mi chiudo interiormente e, soprattutto, mi assale una paura inspiegabile. Purtroppo questa situazione va avanti da molto tempo e non trovo via d'uscita.
Vorrei tanto far capire a mio padre che io non sono quella che lui crede che io sia e che sono una ragazza estroversa, forse troppo buona, ma a me stessa piace il mio carattere. Vorrei mostrarmi a mio padre diversamente, cosi' come mi comporto quando sono in compagnia dei miei amici e quindi vorrei parlare dei nostri problemi, dell nostre emozioni, dei nostri desideri, scherzare. Vorrei che mi guardasse con occhi piu' dolci e non con quegli occhi di ghiaccio che a volte non ho il coraggio di guardare, ma purtroppo lui non mi da' queste possibilita'. Il perche' non lo conosco. Vorrei che questo muro che c'e' si abbattesse per diventare noi una cosa sola, vorrei che capisse soprattutto che gli voglio bene e che ho tanto bisogno di lui per crescere."
(Antonella)


"Lo conosco poco

Io mio padre lo conosco poco
non so neanche che lavoro fa
torna a casa tardi e dice che
ancora pochi anni e finira'
mangia in fretta e poi
tutti alla TV
questo grande film
che non finira'

Si addormenta e noi
seduti li'
lo vorremmo sveglio
ancora per un po'

Portami con te
nei tuoi sogni
nel tuo lavoro
e non te ne andare mai

Io lo conosco poco
e' cosi' timido
quando mi parla
lo fa con gli occhi in giu'
come e' difficile dirgli che l'amo
e ho bisogno un po' di te

Io mio padre l'ho baciato poco
non gli ho chisto mai che cosa c'e'
ha sorriso poco e non ha pianto
invecchiando con serenita'

Tutti i sogni suoi ora sono i miei
ecco il suo lavoro che diventa il mio
ma quel grande film non finisce
non te ne andare
non te ne andare

Io lo conosco poco
e' cosi' timido
quando mi parla lo fa con gli occhi in giu'
come e' difficile dirgli che l'amo
e ho bisogno un po' di te

Non te ne andare mai"

				Biagio Antonacci
"Tutti pensano sempre che per conoscere una persona ci vuole molto tempo. Pero' io credo che in fondo basta poco per scoprire le qualita' che la maggior parte delle volte nascondiamo dietro una maschera.
Molto spesso le persone che ci circondano pensano di conoscerci alla perfezione, tanto da non capire cosa realmente c'e' dentro di noi.
Con il mio ragazzo mi succede di dialogare pero' non riesco a dirgli quello che realmente provo per paura che lui possa interpretare male le mie parole. Ho paura anche di non essere accettata dagli altri per il modo in cui mi comporto e penso. Ho dei principi morali abbastanza solidi che non vengono apprezzati da molti. Per tutto questo mi considerano diversa diversa dalle altre ragazze."
(Tamara)


"Alcune volte non sono capito ne' dal partner ne' dai genitori. Un esempio lampante e' quello di essere poco aggressivo, non amo la violenza, ne' picchiare. Questo lato oscuro, che tengo sempre nascosto, mi fa capire di essere un po' diverso dagli altri. Ad esempio, alcune volte vedo i miei amici litigare per delle stupidaggini ed io vado a chiedere delle spiegazioni. Di fronte alle loro opinioni, cerco sempre di far capire che fare violenza e' stupido. E' meglio parlare e risolvere con calma i problemi; ma loro mi chiedono come mai io rimanga sempre cosi' cauto. E' questo uno dei tanti motivi per cui non sono capito. Alcune volte credo di non essere un uomo vero. Sono anche molto sensibile. Soffro molto nel vedere la povera gente soffrire, l'uccisione di animali per sfruttarne carne, pellicce, ecc. Mi ricordo quando ero piccolo che i miei nonni e i miei genitori decidevano di ammazzare qualche gallina o qualche coniglio nelle occasioni importanti.
Nel vedere quelle povere bestie agitarsi e disperarsi mi venivano i brividi. Dopo un po' andavo dietro un muro e piangevo. Ancora oggi non mi piace ricordare qui fatti ma cerco sempre di guardare avanti cercando di capire cos'e' che mi blocca. Mi da' sinceramente fastidio il fatto di non essere capito dagli altri. Ho un carattere stranissimo.
Alle feste con gli amici o alle serate in discoteca preferisco la tranquillita' di casa mia, starmene a guardare la TV, leggere, fare qualcosa di utile. Mia sorella, che ha 15 anni, non riesce proprio a capire come io faccia a stare in casa, a uscire poco la sera, ad avere pochi amici, a non vivere le stesse esperienze che vivono loro.
Eppure sono fatto cosi'. Non riesco proprio a capire come mai alcune volte mi senta cosi' in soggezione con gli altri, quasi avessi un debito nei loro confronti. Ora, professore, lei puo' ben capire come sia strano e funesto il mio carattere e come mi senta alcune volte.
Sono sicuro che questo lato del mio carattere non sara' mai svelato, mi sentirei ancora piu' a disagio di quanto lo sono alcune volte".
(Giuseppe)


"La mia timidezza mi porta a chiudermi in me stesso e qundi se qualcuno, anche se piu' piccolo o piu' debole di me, mi sfotte, io preferisco non rispondere non per paura ma per il timore che si accenda una discussione in cui io sia costretto a difendermi e questo per me vuol dire essere osservato dagli altri.
Nel cortile di casa mia un mio amico di 13 anni mi trattava come se fossi il suo cane solo perche' vedeva che io non reagivo fino a che un giorno - insulta di qua insulta di la' - ho alzato le mani. Dopo questo gesto non mi sono sentito soddisfatto ma al contrario ero pentito di quello che avevo fatto e infatti mi scusai subito con lui.
Ora Rocco non si permette piu' di insultarmi ma a me questo non piace perche' adesso lui con me si comporta come se non esistessi. Quindi in conclusione voglio dire che io preferisco comportarmi da Fantozzi.
A scuola rido sempre con Aldo e per quelle poche volte che i professori mi hanno beccato si sono fatti un giudizio sbagliato su di me.
Mia madre solo per il fatto che non vado bene a scuola mi ritiene un buono a nulla e molto spesso mi fa venire voglia di scappare di casa.
Lei non capisce che nella vita non bisogna per forza essere bravi a scuola (e chi non lo e', e' un buono a nulla)."
(Alessandro)


"Molti miei compagni di classe mi considerano un ragazzo molto serio e poco scerzoso, questo e' vero ma fino ad un ceryo punto. Loro, conoscendomi solo da un lato, non mi coinvolgono nei loro scherzi o in altre cose in cui ci si diverte.
Vorrei scherzare con i miei professori, quando e' il caso, ma non ci riesco perche' dentro di me nasce una specie di paura.
I miei genitori, pur conoscendomi dalla nascita, non hanno capito come e' il mio carattere perche' con loro non ho un dialogo aperto e questo ai miei genitoro da' tanto fastidio. Forse non ho un dialogo aperto perche' ho paura di confidarmi con loro, perche' penso che loro non capirebbero oppure mi prenderebbero in giro. Eppure vorrei dire tante di quelle cose ai miei genitori per far capire loro che non sono un ragazzo triste e chiuso, ma al contrario vivace e scherzoso. Vorrei tirare fuori il mio vero carattere per riuscire ad inserirmi fra gli altri. Riesco a mettere in pratica la mia vivacita' e la mia scherzosita' solo con la mia ragazza, forse con lei ci riesco perche' mi da' piu' spazio e modo di parlare. Con lei riesco a confidarmi perche' in lei ho fiducia, e viceversa. Forse esprimo il mio vero carattere con lei perche' ho paura che lei possa vedermi diversamente e lasciarmi.
Spero che un giorno di questi si risvegli in me il vulcano spento da anni."
(Vito)


"Un altro problema che io ho e che tutti non conoscono e non conosceranno e' quello della cicatrice. Questo problema fino ad ora lo sa solo lei, professore, e due miei amici che mi hanno promesso di non dire niente a nessuno. Devo portare il braccio coperto anche d'estate ma non perche' lo dice il dottore o mia madre ma perche' lo dico io. Porto il braccio coperto anche d'estate proprio perche' con gli amici che ho e con le persone che non conosco c'e' il problema che hanno tante domande da fare su quella cicatrice e a me da' fastidio perche' mi ricordo i tempi passati in ospedare senza vedere ne' i genitori ne' altri.
(Piero)


"Molte persone riescono a superare i propri problemi guardandosi dentro, cercando la forza sufficiente per continuare e per poter vincere, ma molti non ce la fanno e rimangono prigionieri di cio' che volevano sconfiggere.
Anch'io non sono mai riuscito a superare la mia piu' grande paura, ossia la gente.
Questa mia paura ha avuto origine circa tredici anni fa quando conobbi Anna. Divenimmo subito amici anche perche' andavamo a scuola insieme ed era (e forse lo e' tuttora) una persona in apparenza normale. Un giorno sotto i portici di casa mia ci eravamo riuniti perche' pioveva a dirotto. C'era anche questa bambina di nome Anna con il fratellino piu' piccolo. Quel giorno il fratellino era capriccioso e lei per calmarlo cerco' di prenderlo in braccio ma lui per tutta risposta le tiro' i capelli e le sporco' il vestito. Quello che vidi quel giorno forse non lo scordero' mai. Lei, vedendo la reazione, inizio' ad arrabbiarsi e gli diede uno schiaffo e poi un altro e poi un altro ancora, sempre con rabbia maggiore e la sua rabbia si trasformo' in furia, gli occhi le si accesero mentre colpiva il fratello. Era pervasa da una furia cieca, la furia di una bambina che non conosce limite. Rimasi impietrito di fronte a quella scena, non sapevo cosa fare. La paura di una sua ritorsione su di me mi terrorizzava. Da quel giorno il ricordo mi assilla e ad ogni nuova amicizia sono restio poiche' sono timido e impacciato con le ragazze, forse perche' mi aspetto una reazione del genere da tutte le persone che conosco. Molti mi giudicano strano perche' mi piace stare da solo, ma quella paura non sono ancora riuscito a dissiparla del tutto. Con il passare del tempo forse ci riusciro' grazie alla gente che conosco e che conoscero'."
(Giuseppe T. 30/1/96)


"Tra pochi giorni i miei genitori si separeranno ed io non ho la forza, il coraggio di affrontarli anche se devo ammettere che per mio padre - diciamo "padre" anche se non e' stato capace - provo soltanto del rancore. Quel poco affetto che c'era prima e' vanito ora d'incanto, si e' spento definitivamente. Lui per me non ha mai provato interesse, si preoccupava solo quando arrivava il momento che dovevo uscire, perche' preferiva piuttosto che andassi a lavorare.
Sono arrivata al ,punto di pensare che mio padre non ha mai potuto vedermi felice, preferiva piuttosto vedermi rinchiusa nella mia stanza. Lui ci ha abbandonati in questi cinque mesi ed io anche senza di lui sono riuscita ad andare avanti e a frequentare la scuola grazie a mia madre.
Sono diventata una ragazza insicura e ho una persona che mi dia coraggio!"
(Tanja)


"Alcuni cessano di vivere prima di cominciare." (Seneca)
"Molte volte le persone capiscono quello che debbono fare nella vita quando hanno la morte che apre le porte e intuiscono che tutte quelle azioni che hanno svolto in passato non sono servite a niente e incominciano a vivere quando capiscono quelle piccole emozioni e azioni che realmente dovevano svolgere, ma ormai e' gia' troppo tardi".
"Amici miei"
"Un nostro amico era da pochi giorni che si bucava, il perche' non si sa. Con Ciro ed altri due amici qualche volta si fumava lo spinello ma intenzioni di andare oltre non ce n'erano. Una sera questo ragazzo, piangendo, ci chiese aiuto e ci disse: "Mi sto bucando, aiutatemi per favore". Io e i miei amici ci sentimmo in colpa per non esserci accorti prima di questo. Vedevamo un nostro amico che stava per entrare nel tunnel della morte. "Non preoccuparti - gli dissi - c'e' un mio professore che ci puo' aiutare". La sera dopo la casa di un mio amico era libera. Allora prendemmo l'amico che si bucava e poi inizio' l'operazione. Gli chiesi se aveva scambiato siringhe e lui mi disse di no. Gli dissi poi che il mio professore mi aveva dato un numero telefonico per aiutarlo. Lui mi disse di vedere prima come andava e poi... Incominciarono le prime crisi, incomincio' a sudare e a vomitare. In quel momento ebbi paura perche' non sapevo che reazione poteva avere. Passato tutto lui si addormento'. Al risvaglio mi guardo' e guardo' anche l'altro amico. Ci ringrazio' e ringrazio' anche il mio professore. Ora sono contento di quello che ho fatto e sono riuscito a capire quanto sia veramente importante l'amicizia".
(Salvatore)


"Nessuno conosce le proprie possibilita' finche' non le mette alla prova" (Publilio Siro)
Giorgio e' il tipico ragazzo strafottente, menefreghista, pluribocciato. Da lui tutta la classe si aspetta che faccia il clown e faccia ridere tutti con le sue battute. Ma in segreto nella sua personalita' base, modellata dalle attese generali dei compagni di classe, sta nascendo una seconda personalita' che accuratamente nasconde per vergogna.
"Io sto scoprendo pian piano la mia personalita'. Tutto cio' ha inizio dai giorni in cui sono iscritto al volontariato della Misericordia. Dai vari interventi fatti mi sono accorto delle mie capacita' interiori. Di recente mi e' capitato di fare un intervento alquanto delicato. Era il turno di notte. Intorno alle quattro del mattino ci e' arrivata una chiamata. Ci chiedevano un'ambulanza per dimettere una paziente da una clinica. Siamo subito partiti. Giunti sul posto io personalmente mi sono recato dalla paziente per vedere di cosa si trattava. Era una ragazza di 26 anni che aveva un tumore allo stomaco ed era in fin di vita. Ho subito chiamato il resto dell'equipaggio e siamo entrati tutti e quattro nella stanza.
I miei occhi hanno visto quella dolcissima ragazza in uno stato totalmente pietoso. Non faceva altro che vomitare. Ho pensato che un aiuto morale da parte mia, anche se non fosse servito a niente, le avrebbe sicuramente fatto piacere. Durante il trasporto verso casa mi sono messo da solo dietro nell'ambulanza con lei. Ho iniziato a dirle qualcosa del tipo: come mai sei cosi' serena anche se hai questa malattia? E lei mi rispose, con le poche forze che aveva, che era in pace con tutti e che quindi la morte non le faceva paura.
Ecco, proprio qui vorrei fare le mie riflessioni. Nel lungo o breve cammino della vita s'impara giorno per giorno qualcosa. In quest'episodio ho potuto, anche se non del tutto, mettere a fuoco le mie possibilita'.
Ho potuto capire quanto una semplice domanda o un semplice gesto possa servire ad una persona che non sta bene. Dicendo una semplice frase possono sentirsi meglio tutti."
(Giorgio)


"Conosco la mia personalita' da poco. Incominciai a conoscermi bene quando mia madre incomincio' a stare poco bene e di conseguenza aveva bisogno di persone che le stessero accanto dandole il loro amore.
Inizialmente non pensavo proprio di farcela perche' mi sentivo un essere inutile, incapace di tutto. Con l'andare del tempo, vedendo che mia madre aveva bisogno di piu' affetto, capii che forse quel sentimento potevo offrirlo io. Da allora cominciai a conoscere il vero Mirko. Iniziai a stare vicino a mia madre. Iniziai a stare sempre vicino a mia madre nonostante lei a volte mi ignorasse a causa delle esagerate quantita' di medicinali. Arrivai al punto che non volevo alzarmi piu' da quella sedia che era vicina al suo letto.
Quando si svegliava mi sentivo contento, convinto di aver compiuto il mio dovere di figlio. Parlavamo di molte cose, ci raccontavamo storie divertenti, passando cosi' gli ultimi giorni della sua vita. Mi disse che se lei veniva a mancare dovevo continuare la scuola andando sempre bene e dovevo aver cura di mio padre e di mio fratello. Mia madre incomincio' a stare nuovamente male. Io e mio fratello andammo in chiesa a pregare, ma io non resistetti e scoppiai a piangere. La preghiera non servi' a niente.
Per aver scoperto il mio carattere devo ringraziare mia madre."
(Mirko)


"Tutto il problema della vita e' dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri." (Cesare Pavese)
"Sto in una solitudine profonda. Non mi va di fare niente, di parlare, di mangiare, di vedere e soprattutto di studiare, ma devo farlo se devo passare quest'anno. Tutto questo succede forse perche' sono stufa della vita. Il motivo vero, forse e' quello, e' che ho rotto una relazione che credevo dovesse durare in eterno. Ora e' rimasta solo un'amicizia che a me non basta. Fino ad ora ho cercato di nascondermi, facendo finta di sorridere e scherzare. La maggior parte delle persone che mi stanno accanto non si e' accorta di cio' che vivo e non so come hanno fatto. Nonostante tutto, devo combattere questa solitudine che mi distrugge. Basta fingere di star bene, devo farmi coraggio se voglio farmi una nuova vita. So di aver scritto poco, ma per me e' abbastanza, per me questo e' un modo per rompere la mia solitudine e, soprattutto, di comunicare con gli altri."
(Maria)


"Cari ragazzi, vado via dalla scuola perche' ho dentro di me il rimorso di non essere riuscita a farvi dare un significato diverso alla vostra vita. Vi ringrazio di aver seguito le mie materie. Ma nulla e' cambiato in voi, tranne la voglia di consumare anche lo studio. Ed io non sono riuscita a ripulire il vostro spirito imbrattato dalla volgarita'. Vado via perche' vi ho dato l'anima, e non ve ne siete accorti.
Caro Provveditore, i giovani di certi quartieri crescono per strada, assistono alla violenza e a volte vi partecipano, i loro idoli sono i boss, il loro divertimento la trasgressione e la spregiudicatezza.
Sono un'insegnante di ruolo e ho sempre lavorato in realta' sociali degradate. Non ho mai trascurato gli studenti a rischio. Una volta, se ti impegnavi, i tuoi allievi ti seguivano. Oggi abbiamo troppi nemici: il mondo insegna cose diverse da quelle che spieghiamo noi.
Perche' dovrebbero crederci?"
(Camilla Aulisio, 48 anni, da Repubblica 23/5/96, titolo dell'articolo: "Ragazzi lascio la scuola, i vostri idoli sono i boss")






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