Riprende la marcia verso i Corpi Civili di Pace
Il 9 dicembre scorso a Bruxelles l’intergruppo "Iniziative per la pace" del Parlamento Europeo, presieduto da Luisa Morgantini, ha rilanciato la proposta di costituire un corpo europeo d’intervento civile, con una conferenza intitolata "Corpi Civili di Pace Europei verso un’efficace politica europea per la prevenzione dei conflitti".
L’intergruppo "Iniziative per la pace", che comprende 58 deputati di tutti i gruppi politici, ha voluto co! n qu esto incontro riaffermare quanto già contenuto in una sua risoluzione approvata il febbraio scorso dal Parlamento Europeo l’UE deve investire di più nella trasformazione e prevenzione dei conflitti, con la nascita di una struttura fatta di personale qualificato nel peace-keeping civile.
Durante la conferenza differenti oratori provenienti dall’associazionismo internazionale hanno raccontato quali metodi le ONG già utilizzano per intervenire senza armi in una situazione conflittuale. Sandra Melone dello European Centre for Common Ground ha spiegato come l’opera del suo centro, coinvolgendo pariteticamente le forze locali in conflitto, abbia evitato lo scoppiare della violenza in diverse parti dell’Africa e dell’Asia. Tale impegno è ora apprezzato anche dalla diplomazia tradizionale, vista la loro recente collaborazione come formatori di personale diplomatico in Danimarca.
Luìs Enrique Eguren, delle Peace Briga! des International, ha ricordato, citando la loro attività in Colombia, quanto sia importante la presenza di osservatori internazionali per salvaguardare lo spazio di azione della società civile pur perdurando un conflitto. OpCol
Le donne in nero, rappresentate da Nadia Cervoni e Maria Assunta Cestaro, hanno evidenziato come le donne abbiano saputo trovare modi d’azione e di organizzazione dal basso che hanno permesso la convivenza e la collaborazione anche di etnie fortemente in contrasto.
Ernst Guelcher, che lavora col gruppo dei Verdi al P.E. e che stese con Alex Langer il primo progetto dei Corpi Civili (CPCE), ha ripreso gli esempi spiegando come la proposta dei Verdi, approvata dal PE, dei CPCE sia stata pensata proprio per valorizzare il finora sottostimato impegno dei civili nella prevenzione dei conflitti. Sebbene Solana, come "mister PESC"(responsabile della Politica Estera e di Sicurezza Comune verso il Consiglio), abbia inaspettatamente citato! i CPCE nel suo discorso d’insediamento, il Consiglio Eur opeo, formato dai 15 governi, non ha ancora effettuato lo studio di fattibilità raccomandato dal Parlamento e necessario affinché la Commissione, ora guidata da Prodi, avvii i progetti pilota.
Nel dibattito che è seguito alti funzionari sia della Commissione che del Consiglio Europeo hanno comunicato l’interesse di Solana e del Commissario Patten (a capo della Direzione Generale per le Relazioni Esterne) per la materia. La loro disponibilità a costituire un gruppo di lavoro misto che delinei le caratteristiche concrete dei CPCE rappresenta non solo una grande novità, ma anche una sfida alle ONG europee e alla loro capacità progettuale.
La platea di 60 e più associazioni, deputati, funzionari, ha dimostrato, con la vivacità del dibattito e la consistenza delle proposte, che la società civile europea è pronta per la sfida di un peacekeeping ed un peacebuilding civili. Le iniziative della European ! Plat form for Conflict Prevention, frequenteamente richiamate negli interventi, ne sono ulteriore prova.
Proprio nei giorni successivi, al vertice Europeo di Helsinki, i leaders dei 15 stati membri hanno preso delle importanti decisioni per strutturare la risposta dell’UE alle crisi. Sebbene si cominci a parlare di risposta civile, questa viene affrontata in due pagine contro la dozzina dedicata alla risposta militare. Per di più, si affida al livello europeo un ruolo di mero passaggio delle informazioni tra le diverse forze nazionali che intervengano per l’intervento umanitario d’urgenza.
Il nuovo anno sarà comunque decisivo per la tanto attesa nascita del comntingente civile europeo le due presidenze di turno, quella portoghese fino a giugno e quella francese in seguito, sembrano particolarmente attente al problema. Ma anche quelle precedenti, tedesca e finlandese, lo sembravano. Ne risulta che la differenza la fa la capacità di mobili! tazione del movimento pacifista europeo. O si riuscirà a fare un lobbying efficace a livello europeo, su Solana e Prodi, e nazionale, sui 15 ministri degli esteri e della difesa, o l’intuizione di Alex Langer rimarrà anche nel 2000 un pio desiderio. La Piattaforma Italiana per la Prevenzione e Trasformazione dei Conflitti potrebbe essere un valido supporto per tutti coloro che vogliano riprendere questa battaglia nel nostro paese.