La campagna contro il rischio nucleare nei porti italiani |
INTERPELLANZA URGENTE A RISPOSTA IN CONSIGLIO
VENEZIA NON PUO' ESSERE UN APPRODO NUCLEARE
I sottoscritti consiglieri comunali,
premesso che:
All'Ill.mo Signor Prefetto
della Provincia di VENEZIA
(anticipato via telefax)
e, per conoscenza:
al Sindaco di Venezia
e alla Presidente del Consiglio Comunale di Venezia
Loro Sedi
Illustrissimo Signor Prefetto,
ieri sera il Consiglio comunale della Città di Taranto si è riunito in seduta straordinaria ed urgente per esaminare il "Piano di emergenza per Taranto per incidenti ad unità militari a propulsione nucleare". Tale documento, realizzato nel 1982 e attualmente in vigore, è composto di circa duecento pagine ed è stato tenuto riservato fino al giorno 5 settembre u.s., quando, in seguito ad una formale richiesta dell'Associazione Peacelink, la Prefettura del capoluogo pugliese ne ha pubblicato una parte declassificata.
Secondo notizie di fonte giornalistica, attualmente sono dodici i porti italiani considerati "a rischio nucleare": tra di essi il porto di Venezia. Come rappresentanti dei cittadini, apprendiamo questa informazione per via assolutamente informale ed essa è, per noi, fonte di grande preoccupazione.
Questa classificazione significa infatti che il porto di Venezia è pronto, in un qualsiasi momento, ad accogliere imbarcazioni o sottomarini militari a propulsione nucleare ovvero mezzi navali dotati di armamento atomici. Poco importa, a questo punto, sapere se l'ormeggio di questi veri e propri "ordigni innescati" si trovi all'interno della base navale dell'Arsenale oppure presso qualche molo riservato del Porto commerciale, in Marittima o nella zona industriale di Porto Marghera: ciascuno di questi siti è inserito nel pieno di un tessuto urbano ad alta densità di popolazione, in alcuni casi nei pressi di impianti industriali di per sé pericolosi e su rotte attraversate da importanti carichi petroliferi.
L'elenco di avarie ed incidenti occorsi a mezzi navali a propulsione atomica è lungo e inquietante: senza scomodare la tragica vicenda del sottomarino russo Kursk, un'inchiesta realizzata dall'Università di Bologna ha contato ben 1276 incidenti, di cui le Autorità militari abbiano dato pubblica notizia negli ultimi trent'anni e almeno cinquanta ordigni nucleari abbandonati sul fondo dei mari. L'altro ieri, il giorno 5 settembre, il Ministero della Difesa francese ha comunicato che il sottomarino nucleare "Saphir" rimarrà fermo per almeno sei mesi nel porto di Tolone, a causa di un'avaria al reattore.
Signor Prefetto, la cosiddetta "guerra fredda" è terminata da oltre un decennio, ma il porto di Venezia ha - nostro malgrado - ospitato negli ultimi anni unità militari dell'Alleanza Atlantica, impegnate a vario titolo nei conflitti in corso nell'area Balcanica. Sorge a questo punto legittimo il dubbio che, in quelle e in future occasioni, la popolazione veneziana sia stata e sarà esposta ai rischi gravissimi connessi al transito e alla sosta di mezzi navali dotati di ordigni e motori a propulsione nucleare. Le chiediamo pertanto di farsi interprete presso il Governo italiano, che Lei autorevolmente rappresenta nella nostra Città, della nostra preoccupazione e della richiesta che, per le sue caratteristiche, il porto di Venezia sia escluso dagli approdi disponibili a questo genere di operazioni.
Nel frattempo Le rivolgiamo la formale richiesta di rendere pubblica, anche ai sensi dell'art.129 del Decreto Legislativo 17 marzo 1995 n. 230, l'esistenza e il testo del "Piano di emergenza per incidenti ad unità militari a propulsione nucleare" previsto per il nostro territorio, chiedendo di conoscere quali siano i punti d'ormeggio previsti e quali le conseguenze ivi descritte del MIC (massimo incidente credibile).
Con l'augurio che la nostra Città e il mondo intero possano al più presto liberarsi di simili ordigni, Le porgiamo i nostri distinti saluti
I Consiglieri comunali dei Gruppi VERDI - La città nuova
Giuseppe Caccia, Sandro Bergantin, Gianfranco Bettin
Venezia, 7 settembre 2000