Campagna Italiana per la pace e il rispetto dei diritti umani in Sudan

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17/18 settembre 1999, Milano, Biblioteca Sormani - Sala del Grechetto, via F. Sforza 7
Prospettive di pace per il Sudan. Rinasce la società civile?


Dichiarazione conclusiva del Forum internazionale su "Prospettive di pace per il Sudan. Rinasce la società civile?" Al Governo Italiano;
ai paesi partners del forum IGAD;
alla comunità internazionale;

al Segretario delle Nazioni Unite;
alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite;
alle parti in causa nei negoziati IGAD per la pace in Sudan, il Governo del Sudan e l'SPLM;
ai quattro stati membri dell'Igad Committee per il Sudan;
al Presidente Moi e al suo inviato speciale per il Sudan;
alla stampa e ai mezzi di comunicazione internazionali

Dichiarazione conclusiva del Forum internazionale su "Prospettive di pace per il Sudan. Rinasce la società civile?"

svoltosi a Milano nei giorni 17 e 18 settembre e organizzato dalla
Campagna italiana per la pace e il rispetto dei diritti umani in Sudan.

La Campagna, promossa dalla società civile italiana, ha invitato autorevoli esponenti della società civile sudanese, per dare voce a quante più espressioni possibili di gruppi, associazioni e movimenti attivi in Sudan, per la promozione della pace, della democrazia, del rispetto dei diritti umani e per la soluzione del conflitto che ha portato alla guerra civile.

In questa occasione si è raffozata la nostra convinzione che le prospettive e le proposte delle diverse espressioni di società civile rappresentino una risorsa fondamentale per la costruzione di una pace giusta e duratura nel Sudan che ponga fine alle sofferenze dell'intera popolazione sudanese.

Raccogliamo le richieste che più hanno toccato il nostro sentire di società civile e le sottoponiamo alla vostra attenzione, come ulteriori elementi che contribuiscano ad indirizzare il vostro impegno per il raggiungimento della pace.

Chiediamo al Governo italiano e alla Comunità Internazionale di:

  1. smettere di ignorare le voci e le esperienze delle diverse espressioni della società civile sudanese, che non si sentono rappresentate nei negoziati di pace, e appoggiarle nell'impiego delle loro capacità e del loro coraggio per individuare internamente le soluzioni al problema sudanese;

  2. agire per la pace facendo sì che il proprio impegno sia sempre un modo concreto di sostenere lo sviluppo della società civile sudanese nelle sue forme di organizzazione sociale, verso una reale partecipazione politica, rimuovendo gli ostacoli legali e politici e riaffermando per la libertà di associazione, organizzazione ed espressione;

  3. riconoscere l'esigenza di guardare al contesto politico complessivo della regione del Corno d'Africa e di assumere una prospettiva di lungo periodo nell'azione diplomatica per la pacificazione nell'area. La società civile vede nella pace non un "evento" ma un "processo" che richiederà sforzi e continuità anche da parte della comunità internazionale;

  4. riaffermare i 6 punti esposti nella Dichiarazione dei Principi dei negoziati IGAD del 1994, e adottata dal Governo del Sudan e dal Sudan Peoples Liberation Movement nel 1997, come elementi di base per la composizione del conflitto;

  5. riconoscere l'importanza essenziale di una appropriata definizione del periodo di transizione, che dovrebbe includere l'auspicato cessate il fuoco generalizzato fra le parti, come base per la ricostruzione della necessaria fiducia fra le parti in conflito e fra le popolazioni. In questo contesto richiediamo di tener presente la proposta confederale presentata da Abel Alier ed appoggiata da molti dei rappresentanti al Forum;

  6. non smettere di sostenere umanitariamente le popolazioni colpite dalla fame, dai continui spostamenti e dalle sofferenze, pur nella consapevolezza della necessità di porre termine al conflitto come condizione basilare per la soluzione dei gravi problemi che affligono le popolazioni;

  7. porre particolare attenzione alle implicazioni che gli interessi e gli accordi economici con il Sudan, in particolare quelli legati alle estrazioni petrolifere, possono avere, non solamente per il rispetto dei diritti umani, ma per il superamento stesso del conflitto. In particolare di vigilare affinchè le entrate derivanti da tali accordi non costituiscano ulteriori finanziamenti per la guerra.