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23/11/2000 - Bologna:
Una Lotta di tutti: Aspettando Porto Alegre parliamo di MST e lotte sociali e agrarie in Brasile

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Brasile

Accampamento Nuova Conquista; suoi abitanti; caporalato; opzioni strategiche; mafia; la politica politicanda; differenza nella concezione del partito; origina comune dei partiti della sinistra brasiliana; estremo destro; tradimenti e servaggi; tattiche opportuniste; un peccato grave.
di Giovanni Nicosia - [email protected]

MST
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Ciao a tutti

Mi sono accorto che la mia destrezza informatica sta progredendo e che mi è rimasto sulla tastiera un tocco della lettera precedente, che penso possa interessare. Ve lo invio adesso, col vantaggio che ne ho corretto acuni svarioni grammaticali.

Visitando una delle sedi COPAVI, nel Pontal, io ed Alessandra siamo andati in un accampamento lì vicino. Esso si chiama Nuova Conquista ed ospita 50 famiglie. Qui abbiamo chiacchierato com gli occupanti e bevuto caffé nella baracca di una signora gentilissima, che ci ha raccontato delle traversie di cinque anni di vita sotto la plastica. La situazione sembra ora essersi sbloccata: l’INCRA ha finalmente decretato riforma nella fazenda vicina e l’insediamento dovrebbe essere fondato entro l’anno.

Abbiamo fatto chiacchiere anche col compagno Carlei, un exmetallurgico, che la crisi mondiale di quel ramo há buttato fuori da S. Paolo dopo molti anni di onorato servizio. Ora capeggia l’occupazione, responsabile eletto da due anni. Gli occupanti vengono da Bahia e dal Paraná, e sono lavoratori rurali a giornata.

Il caporalato qui è una realtà potentissima e sviluppatissima, e sulle strade è pieno di autobus scassati, con la scritta "transporte rural", stipati di gente malvestita e magra che torna da turni pesissimi di lavoro malpagato. Li chiamano "boia fria", perché si portano da mangiare in una gavetta di alluminio, che è come il baracchino degli operaii di una volta. La loro vita è terribile, ma ad essa sono condannati dalla miseria. Alcuni dormono in baracconi dove i caporali vengono a prenderli ogni mattina. Altri hanno altri sistemi per rifugiarsi dalla notte, specialmente quelli che vivono com la famiglia. Guadagnano pochissimo, e mangiano male. Alcuni sopportano tutto questo per inviare denaro ai parenti in altre regioni, come facevano i nostri emigrati, e come fanno oggi i senegalesi, i marocchini e tutti altri immigrati nel nostro paese. Ma non è che la cosa funzioni molto bene, perché i loro salarii sono veramente bassi. Sembrano un innesto di medioevo nella vita di oggi, un fotomontaggio.

Molti entrano nel Movimento, ed i disagii dell’occupazione sono per loro comunque piú lievi della vita di costrizione e bisogno da cui tentano di liberarsi. Questo è ciò che si vede negli accampamenti, e negli insediamenti si possono incontrare compagni che hanno finalmente chiamato la famiglia per coltivare la terra conquistata.

Gli accampati, oltre a svolgere qualche lavoretto per sopravvivere durante la lotta, sono alimentati anche grazie agli sforzi degli insediamenti vicini, che danno vita ad associazioni apposite. L’idea è quella di evitare che l’accampato, che comunque ha uno stomaco da riempire, torni a farsi impiegare da un caporale durante la lotta, perché in questo modo il Movimento contribuirebbe al funzionamento di questa nefasta istituzione, togliendole anche il pensiero di dare un tetto ai prorpii sfruttati, cosa che molti caporali fanno.

Carlei ci parla della solidarietà economica e politica di tutto il Movimento, insediati ed accampati; della discussione che ci fu nel passato sull’opportunitá di dividerlo in due tronconi specifici, uno per gli insediati, dedito al commercio ed allo sviluppo, e l’altro degli accampati, che si occupasse di lotta politica; della scelta finale di mantenersi uniti, e di mobilitare anche gli insediati in tutte le lotte.

In questa zona la terra era, fino algi anni ’60 distribuita tra piccoli prorpietarii. Poi i fazenderi se ne appropriarono usando mezzi a dir poco terroristici. Chi non accettava le "irrefutabili proposte" di vendita e smammo, o vendita e soggiogamento, veniva taglieggiato. Gli sparivano i raccolti, gli veniva ucciso il bestiame, gli sparivano le macchine, fino alla violenza ed all’uccisione del contadino cocciuto o di suoi familiari.

Da noi sono storie di mafia. Qui sono storie di UDR, la quale mantiene tutta una serie di alleanze strategiche com poteri varii, ed ha solo raffinato i metodi.

Politicamente ad esempio i suoi candidati avevano l’abitudine di appostarsi presso le urne, e dare al votante una scheda tarocca, molto bene imitata, ma giá votata in loro favore, e aspettare il cittadino per farsi consegnare la scheda vera, il tuto in cambio di denaro o roba del genere. Ciò col voto elettronico si fa più difficile, ma restano da sconfiggere altre forma di corruzione o blandizie ai danni della miseria popolare.

La sfida di ora, emersa nelle discussioni dl Congresso, è trovare una forma efficace per aggredire la cittá. Una prima idea è quella di fornire ad essa i prodotti alimentari elle cooperative, come alternativa ecologica ed economica all’offerta commerciale delle multinazionali. È la via economica dell’unione di campagna e città.

Poi però c’é anche un’altra strada, parallela alla prima e necessaria: quella politica. Il Movimento promuove sindaci e consiglieri comunali di area vicina e di pensiero progressisita, che incentivino politiche culturali ed economiche che diano impulso alle sue cooperative ed alla riforma agraria. Senza politica, senza potere, la Riforma non otterrà la liberazione contadina che da lei ci si aspetta, e non sconfiggerà il latifondo.

Per cui i Sem Terra tentano di "occupare tutti gli spazii", e si sforzano di candidare insediati ed accampati quando non ci sianole condizioni per appoggiare un candidato già fatto.

Ecco, qui si vede una delle grandi differenze della cultura politica di questo paese com la nostra, che si incentra fondamentalmente sul concetto di Partito nazionale. Se è pur vero che ci sono differenze regionali all’interno dei partiti anche su temi importanti, noi supponiamo che la posizione relativa di ciascuno rispetto agli altri si mantenga uguale.

Qui la faccenda è differente. In Brasile il multipartitismo è una cosa recente, o per meglio dire, è recente la sua reintroduzione dopo che la dittatura aveva sciolto per decreto tutii partiti, associazioni politiche e sindacati. Si formò allora un raggruppamento clandestino che comprendeva tutta l’opposizione, di carattere simile al nostro CLN. Si chiamava Movimento Democratico del Brasile, MDB.

Quando poi Maluf fece gli sconquassi di cui ho raccontato, e suo malgrado pose fine all’oligarchia militare, questo raggruppamento uscì dalla clandestinità, e si fece partito (PMDB) per competere elettoralmente con l’altro zibaldone politico che erappresentava in forma nuova la continuità com le istanze che la dittatura difendeva, e che finì col mantenere il potere.

Ora dunque, tutti i partiti di sinistra sono figli di questo PMDB, costituendonedelle dissidenze. Qualcuna uscí verso destra, altre, come il PT, verso sinistra.

Così pure accade alla destra, che visse anche lei divisioni e figliazioni.

Ció accadde negli anni ottanta del secolo ventesimo, ossia ierlaltro.

La destra più destrorsa, se ho bem capito, è costituita dal Partito del Fronte Liberale, PFL, che ha tra i suoi adepti Jaime Lerner, mandante di assassinii e governatore del Paraná.

Un alro protagonista interessante di questa storia è il Partito Socialdemocratico Brasiliano, PSDB, tra il cui personale spicca l’impareggiabile Fernando Henrique. Da ben due mandati questo partito malgoverna il paese, imboccando per esso le strade di sviluppo più liberiste e più prostrate di fronte all’imperialismo nordamericano ed ai suoi lacché, che buscano lo stipendio in istituzioni come l’FMI.

È una tendenza internazionale quella di far realizzare le privatizzazioni piú pese e le politiche piú filoborghesi proprio a partiti e a persone com un passato di sinistra, e com un clamoroso pentimento alle spalle. Fernando henrique é stato in esilio, ed era quel che si dice un compagno, prima della folgorazione sulla via di Damasco, anzi in Wall Street. Così tanti del suo partito.

Questo particolare percorso storico spiega, od almeno non rende così strano, il fatto che nelle elezoni amministrative, dove effettivamente il carisma personale dei candidati e la loro storia hanno un peso notevole, siano possibili alleanze strane, o prese di posizione molto particolari. Certo: Sacola, insediato e alleato al partito di Lerner mi rrisulta ancora difficile da capire, ma acquista un certo senso ad esempio il caso di una compagna accampata che si presenta come vereadora col PSDB.

La contraddizione tra aver gridato a Cardoso di dimettersi, quindici giorni prima, e poi portare la sua stessa bandiera c’è, ma ha effettivamente senso l’ipotesi di poter accedere com questo mezzo ad una sede in cui poter influenzare della gente e realizzare delle cose.

Ci raccontano persino di un sindaco che si candida solo col proposito di dimettersi dal partito subito dopo la presa del potere.

Le posizioni dei partiti slittano a destra o a sinistra a seconda degli stati e delle regioni. Ad esempio qui a Curitiba il candidato del PMDB è più a sinistra di quello del PT.

Tutta questa premessa è poi per raccontare che, quasi rapiti da due compagni in maggiolone, io ed Alessandra abbiamo partecipato ad un corteo motorizzato, con finale di comizio e forrô, a sostegno proprio di questa vereadora. Ebbene sì: ho fatto campagna elettorale per il partito di Cardoso, cosa che in Europa sarebbe peccato grave, da mondarsi com penitenze e lucidature di busti di Lenin.

Ma non è stata tutta colpa nostra.

In fondo questa esperienza mi aiuta a comprendere come funzionano alcuni meccanismi di questa societá, che ora è tutta in fervore per queste amministrative.

Ciao a tutti

GIOVANNI