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23/11/2000 - Bologna:
Una Lotta di tutti: Aspettando Porto Alegre parliamo di MST e lotte sociali e agrarie in Brasile

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Brasile

I conflitti nel Pontal do Paranapanema; sue vittime; potere di una specie di Mafia; radicamento e caratteristiche del?MST locale; incontro con Josè Rainha e Diolinda Alves; misfatti ecologici e sociali; l’Accampamento Dorcelina Folador; lotte e condizioni dei suoi abitanti; il compagno Serginho mi accompagna alla COOCAMP; filosofia produttiva di questa; concezioni del Movimento sulla proprietà della terra; sue realizzazioni e politica agricola; gli accampamenti Che Guevara e Canudos; opere socialmente utili ed ottimismo del compagno Serginho.
di Giovanni Nicosia - [email protected]

MST
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Ciao a tutti

Vi scrivo dopo un casino di tempo, e non so quando avrò occasione di spedire questa bella letterina scritta il 24 luglio. Sono a Curitiba, sto benissimo, magno, bevo, e faccio di conto.

Sono stato in questo famoso Pontal do Paranapanema, a Teodoro Sampaio, cittadina di 12.000 abitanti, tutti agricoltori, o che fanno servizii per gli agricoltori.

Qui il conflitto agrario é stato molto pesante fino all’anno scorso: in tutta la regione ci sono 89 insediamenti, in cui vivono 6.000 famiglie (suppergiù 35.000 persone), il tutto conseguito in una quindicina d’anni. E’ una lotta che ha avuto molte vittime: contadini occupanti uccisi dai guardioni dei fazenderi.

Ho conosciuto personalmente una signora sui cinquant’anni, di nome Miriam, madre di un figlio, che è stata ferita ad un polmone da un proiettile sparato da un "capataz", una sera del ’96 in cui so morti due compagni. Ora tossisce sempre, ma si dichiara ottimista sugli sviluppi di questa situazione.

Lo stronzone che l’ha colpita non ha subito per questo alcuna sanzione legale, né pare ci siano possibilità di fargli niente. I giudici Qui sono tutti corrotti, e fanno parte di una specie di massoneria, i cui elementi di spicco, naturalmente, sono i fazenderi. Sono storie che ricordano la Mafia.

Il nemico Qui é particolarmente agguerrito, e consiste in un gruppo di fazenderi che, da una quindicina d’’anni sono persino riusciti a darsi una rappresentanza politica unitaria, cosa che in altri luoghi non é stata possibile, e a tentare di propagarla per tutto il Brasile. L’União Democratica Ruralista (UDR) ha tentato anche di portare un suo candidato alle elezioni nazionali, quando invece vinse Collor, che era una specie di Berlusconi Brasiliano: allora, per fortuna, non si era ancora consolidata l’alleanza tra Fazenderi e Multinazionali, che invece hanno oggi trovato in Fernando Henrique (Cardoso, ma qui lo chiamano per nome) l’uomo che mette d’accordo tutti.

Nel ‘92, gli stessi fazenderi d’altre regioni hanno preferito appunto l’impareggiabile Fernando, e l’ÜDR si è ridimensionata, restando attiva più che altro nel Pontal. Per giustificare la sua esistenza non ha trovato di meglio che inasprire il conflitto, da cui le aggressioni e i morti.

Peraltro Qui l’MST ha le migliori relazioni col PT, la CUT (che é molto meglio della nostra CIIIGGIELLECISLEUIL), il movimento di quei contadini smammati per fare delle dighe, il movimento negro, eccetera... La lotta contro un nemico forte, comune e stronzo, compatta.

L"MST Qui é radicatissimo, quasi proverbiale, come dire Emilia Rossa (si fa per dire)

Molto forte e molto importante è anche una forte componente di suoi militanti che proviene dalla Commissione Pastorale della Terra (CPT), che é sostanzialmente una corrente contadina e compagna della Chiesa Cattolica.

Ho incontrato Qui José Rainha, che è stato prosciolto con formula piena dall’accusa d’omicidio che gli era stata mossa qualche tempo fa: ciò lo si deve soprattutto alla grande mobilitazione, nazionale ed internazionale che si é sviluppata intorno a questo caso, senza la quale si sarebbe trattato del solito processo farsa.

E’ un bel tipo, molto semplice, ed ha una moglie molto simpatica, che si chiama Diolinda Alves e che mi ha fatto parlare ad una radio locale, dove l’MST compra alcuni spazii per fare propaganda e informazione.

Si è parlato della critica che il Governo federale muove all’MST per la percentuale del 3% sui guadagni che ogni Insediamento devolve al Movimento: perché non criticano le decime della Chiesa, o le donazioni del Lyons Club, che qui é una banda di fazenderi che pretende la gratitudine del poppppolo (con quattro p) perché illumina un incrocio?

L’aspetto della zona é piuttosto spelato e brullo, e ricorda alcune zone della montagna calabrese, o della Sicilia. Un tempo non molto lontano tutta questa zona era foresta vergine, intricata ed umida, poi, negli anni settanta, la dittatura decise di "colonizzare", cioè di raccontare che stava dando terra al popolo lavoratore, mentre invece la stava regalando ad alcune multinazionali o a stronzoni locali. Per fare spazio pensarono bene di usare il fattore orange (Factor Laranja), quello che era avanzato dal Viet Nam (letteralmente, lo comprarono da scorte militari americane).

Poi fu impiantata la monocoltura del caffè, che continuò l’opera di distruzione del terreno. La cosa non rese i profitti che le multinazionali speravano, e ben presto queste lasciarono la regione per affari più redditizii, per la gioia dei fazenderi locali.

Un ulteriore disastro ecologico fu la costruzione, peraltro necessaria alla richiesta d’energia, di una catena di dighe sui tanti fiumi di questi luoghi. Furono annacquate alcune terre, ne furono espulsi i lavoratori, i quali si trovarono in mezzo ad una gran massa di gente venuta da fuori per lavorare agli impianti, che furono poi licenziati una volta ultimate le costruzioni: insomma casini ecologici e sociali.

Ora, secondo la propaganda ufficiale, questa terra è buona solo per allevarci il bestiame, e fu scelta dalla dittatura solo per la sua incompetenza agronomica, e dunque ora, in democrazia (?) i suoi proprietarii naturali sarebbero i fazenderi.

Effettivamente l’uso che di questa terra si fa in generale é proprio l’allevamento estensivo, con cui un proprietario riesce a guadagnare parecchio con pochi inservienti.

L’MST, nei luoghi d’insediamento, dimostra che non é affatto così: questa terra é buona, e con un suo uso rispettoso e razionale può dare nutrimento e occupazione a moltissima gente.

Ho visitato l’accampamento Dorcelina Folador, intitolato ad una sindaca del PT uccisa in circostanze ancora da chiarire, in condizioni similmafiose: 700 famiglie attendono dall’’aprile del 2000 sul ciglio della strada che l’’INCRA (Istituto Nazionale per la Colonizzazione e la Riforma Agraria, fondato dalla dittatura per gli scopi di cui sopra) decida che la fazenda São Sebastião lì prossima non é produttiva, ed autorizzi la loro entrata.

Baracche di plastica e canna, mille problemi, ma anche molta volontà di lottare: hanno acqua, conquistata con una lotta (un servizio comunale riempie la cisterna comune ogni due giorni), ed occupando il centro hanno ottenuto un pulmino che viene a prendere i bambini per portarli ala scuola statale. L’occupazione l’hanno fatta i bambini dell’accampamento.

Non hanno corrente, e patiscono molto freddo nell’inverno e molto caldo d’estate. Cucinano con carbonella e legna, in fornetti scavati per terra.

Sono la gente espulsa dalle città, che non aveva alternative alla fame, disoccupati od ex braccianti agricoli, comunque immiseriti. Campano di "cesta basica", che é una specie di pacco UNRRA dello stato.

Il latifondo é enorme, tutto a pascolo bovino estensivo, e la foresta è ridotta ad una piccola riserva. I Sem Terra si impegnano a riforestare almeno il 20% di tutte le terre che occupano, e a rendere produttivo il suolo trattandolo con sterco di vacca e cose del genere. Spero che ce la facciano, e che risistemino anche qui.

Il proprietario é un amico di Cardoso, che per sconquassare come ha sconquassato ha anche ottenuto i contributi del governo per la piccola impresa agricola! Per un fondo che non si domina con una sola occhiata, che va oltre l’orizzonte in tutte le direzioni! Mi raccontano che 18.000 ettari non sono poi tanti, per questo paese e che c’è una fazenda nel nord, di proprietà della Wolkswagen, che conterrebbe un paio d’Italie, a portarcele. Mi sembra un po’ grandina, irrealistica, ma comunque la chiacchiera dimostra quanto sia grave il problema della concentrazione.

Il fratello minore di Miriam, Serginho, mi accompagna a visitare una cooperativa, la COOCAMP che lavora la manioca per farne fecola e farina, che hanno gran mercato. La sua istituzione ha risolto molti problemi degli insediati che oggi le conferiscono il loro prodotto: piccoli agricoltori, bisognosi di guadagno rapido e cosante. Era una vecchia fecolaria, chiusa per il boicottaggio dei fazenderi verso il Movimento, che ora é stata riaperta e riorganizzata. La sua posizione é molto strategica, ed il criterio è quello dell’alta qualità del prodotto, ma ci sono anche volumi di produzione elevati.

I guadagni vanno in parte alla coop stessa per ammortamenti e migliorie, in parte al Movimento, per fondare altre coop. Lavorano qui 25 persone, 5 per turno, con orario di 7 ore al dì. I dipendenti di qui hanno sindacato, previdenza sociale, strutture ed equipaggiamenti di sicurezza, e tutti gli impianti sono rigorosamente a norma. La coop organizza anche occasioni di presa di coscienza per gli insediati conferenti ed i dipendenti in modo che siano cosci di tutto il processo produttivo.

Si tratta della seconda fase del Movimento, in cui la produzione non è finalizzata solo all’autoconsumo, ma anche alla commercializzazione. Tutto é organizzato avendo per riferimento non il mercato, ma il produttore ed il consumatore.

Bello, bellissimo, in un paese che sulla carta è il massimo della civiltà del lavoro, ma che nella realtà di questi anni è sconvolto dalla più feroce offensiva liberista per lo sfruttamento della forza lavoro. Cooperative, dignità, qualità della vita, del lavoro, e dei beni di consumo!

Solo una perplessità: sfuggiranno alla sussunzione capitalistica? O finiranno come la Coop italiana? Serginho dice il carattere alternativo della struttura, e la varietà delle produzioni basterà a salvarli. Ho dubbi, ma per ora tutto fila bene.

E’ anche vero che le cooperative funzionano sotto lo strettissimo controllo del Movimento, attraverso collettivi specifici, ed il resto (presidenti, collegi dei revisori, assemblea dei soci) é tutto di carta, solo per far contenta la burocrazia dello stato e ottenere contributi e finanziamenti. Cose che servono per riuscire a produrre.

Risulta comunque che ottenere fondi e infrastrutture dallo stato é molto più facile per una multinazionale di quelle stronzissime. I governatori degli stati brasiliani stendono tappeti rossi agli sfruttatori, e tentano di sedurli ad impiantare istituzioni di spolpaggio sistematico d’uomini e natura da loro. Donano infrastrutture, defiscalizzano, incentivano, e si rubano il diritto di essere sottomessi per primi ai nefasti capricci del capitale, scambiando la soggezione neocolonale per lo sviluppo. Posti di lavoro! E invece son catene da schiavo. Ben diversa è la musica nelle cooperative dei compagni.

La COCAMP é riuscita, nonostante le difficoltà descritte, ad ottenere finanziamenti e macchine per fecolaria, produzione di succhi di frutta, caseificio, non dal governo municipale, che è di destra, ma dallo stato di San Paolo, in un periodo di grazia e buone politiche per l’agroindustria. Alcuni prodotti saranno presto in vendita in un grande negozio in costruzione: marmellate, distillati, frutta fresca, conserve, varii tipi di tè, tutto presumibilmente a prezzi migliori rispetto al mercato convenzionale, avendosi qui meno passaggi tra produttore e consumatore. Anche per realizzare questo negozio, i finanziamenti non sono venuti dal potere locale, ma dallo stato di San Paolo, che ha anche prestato alcune macchine da edilizia.

Peraltro il Movimento ha sofferto finanziariamente della crisi inflazionistica di dieci anni fa: la storia del Cruzeiro, quando é nato il Real.

Un giorno, mi dice Serginho, ci sarà una vera linea di credito per i contadini, molti dei quali oggi, anche ottenuta la terra, non hanno fondi per cominciare a piantare ed allevare. Lo stato teoricamente assicura finanziamenti per chi promette di allevare ecologicamente, ma spesso la vendicativa politica di questi amministratori in vendita riesce a bloccare tutto. Da qui altre rivendicazioni.

Inoltre l’assetto proprietario dei fondi degli insediati è quasi incomprensibile per la legge: terreni assegnati in concessione da un movimento non legalmente riconosciuto, e sempre revocabili, strutture collettive... come giustificare una erogazione di fondi senza legittimare questa lotta, che il governo predica inutile e superata?

Per il Movimento, la terra non è oggetto di mercato, non la si vende, né la si compra, è la Terra, che al massimo si può usare rispettosamente, ricevendone in cambio frutti generosi. Non é oggetto di proprietà, non é uno strumento di lavoro. Tale status giuridico, che è realizzato nei fatti, ma non nei codici, serve anche ad impedire che, eventualmente spinto dalla violenza e dalla fame, l’insediato venda il suo lotto e torni ad ingrossare il sottoproletariato urbano, una volta finiti i soldi. Sono storie già viste moltissime volte, e quasi tutte le organizzazioni che occupano terre o case si premurano di impedire che la loro pratica si trasformi per il militante, in una semplice tregua con la povertà e con la crudeltà urbana. Concessione, non proprietà. Terra come "res omnium", e non "res nullius" come in genere le leggi definiscono la natura. Non c’é posto per concezioni del genere nel pensiero liberale su cui si basa, qui come da noi, il codice civile.

Le petizioni di principio sulla giustizia sociale e l’accesso democratico alle risorse, sono chiacchiere da costituzionalisti, cose che vanno dette e scritte per fare bella figura, ma che debbono solo restare teoria. E’ come per alcuni articoli della nostra costituzione, che predicano l’esproprio di fabbriche da parte di collettivi operaii, e che nessuno ha mai visto in azione. L’MST sta realizzando un esplicito principio costituzionale, che altrimenti sarebbe rimasto solo carta.

Nei luoghi di sua pertinenza l’MST ha scavato pozzi artesiani, ha bonificato fondi, ha riforestato, e ha tentato di rimediare ai casini prodotti da 500 di sfruttamento peso del territorio e della gente. La sfida di ora é anche quella di non usare procedimenti inquinanti: fuoco a legna, trazione animale, concime con sterco e scarti organici d’altre lavorazioni.

Nell’insediamento Che Guevara si pratica l’agroforesta, un sistema nuovo di integrazione ecologica tra i frutteti e la fauna nativa protetta. La riforestazione da anche modo di alimentare gli animali con la produzione spontanea. Un gruppo di ingegneri forestali studia tutte queste cose, e ne valuta i risultati in produttività e impatto ambientale.

Qui il clima é generalmente caldo (tranne oggi: da un paio di giorni una gelata rischia di compromettere alcune colture), e non ci sono problemi di irrigazione.

Serginho mi fa visitare il suo lotto di 15 ettari, nell’insediamento Antonio Conseilhero, dedicato al mistico che fondò il movimento dei "Canudos", che diede vita ad una città comunista, e che finì poi malissimo, repressa nel sangue (forse ho già parlato di questo, ma non ho tempo per rivedere questi brogliacci elettronici). Qui 68 famiglie lavorano a varie colture, tra cui fagioli, zucche, banane, e miglio.

Serginho tiene un’area coltivata a miglio per fare una riserva di sementi: ci sono molti insediati che non hanno risorse per comprarne, e lui gliene da gratuitamente. Ai bordi dei lotti ci sono alberi da frutta che frenano il vento e l’erosione, ed eucalipti meravigliosi vicino ad un corso d’acqua che é sfuggito alla privatizzazione rapace. Tutto è rigorosamente biologico, e quasi tutti i lavori pesi sono realizzati con trazione animale. Diserbanti e disinfettanti hanno lasciato il posto all’urina di vacca, ed i concimi chimici allo sterco ed agli scarti organici.

Una gelata ha bruciato fagioli e banane, ma Serginho è ottimista: tutto concime naturale per la prossima semina.

Case pulite, con acqua corrente, energia elettrica... ed una parte dei campi a disposizione di chi ancora non é in condizione di lavorare da solo, una parte comune.

Bene compagnucci, detto ciò vi saluto.

Vi scriverò non appena potrò. Ora con i compagni di qui stiamo facendo l’edizione italiana di un video dell'MST. Vedrete che bello!

Buone cose e buon caldo.

GIOVANNI.