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23/11/2000 - Bologna:
Una Lotta di tutti: Aspettando Porto Alegre parliamo di MST e lotte sociali e agrarie in Brasile

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Brasile

Viaggio verso Promissão con Serginho; migrazioni industriali e nuovi feudi; Fazenda Reunidas; Radio Camponesa; preparativi per la Romaria da Terra; ruolo della Commissione Comunicazione; differenze tra i suoi componenti e la gente del luogo; descrizioni, storie ed imprese di quelli; programmazione della radio; interviste sul campo; donna Divina; differenze generazionali; lotta all’imborghesimento e strategia dell’MST; autoritarismo del Governo Cardoso e del sistema elettorale; azione del PT e sua efficacia; conversazioni serali facete e profonde; riflessioni strategiche sulla violenza e la pubblica opinione; vigilia della Romaria e conoscenza di alcune suore compagne; il giorno della festa; una missione a Curitiba; una città ordinata e borghese; l’esemplare storia del caffè ed altri disastri economici ed ambientali del Paranà; un meccanismo che produce profitto e disoccupazione.
di Giovanni Nicosia - [email protected]

MST
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Ciao a tutti,

Sono tornato ad Osasco, benché mi sia stato emotivamente difficile lasciare Curitiba.

Sto scrivendo nuovamente dalla casa di Pa Zé e Pa Tiao.

Il freddo che ho patito nel Paraná, unito agli sforzi sostenuti, mi ha un poco provato, ed ora ho bisogno di riposo. Tra pochi giorni partirò per Brasilia.

Il viaggio da quella specie di far west che é il Pontal do Paraná-Panema, all’insediamento Fazenda Reunidas, nei dintorni di Promissão è stato avventuroso, comportando soste notturne in gelide autostazioni, ed una passeggiata di circa quattro chilometri sotto la luna nella campagna brasiliana: Seginho, il mio compagno d’avventure, si è spiegato male con l’autista dell’autobus, che ci ha mollati nel posto sbagliato. Alla fine siamo arrivati in un grande magazzino della riforma agraria, dove il custode ci ha gentilmente offerto ospitalità su due belle assi di legno, che peraltro erano il massimo che poteva, nonostante le ottime intenzioni.

E´un grande negozio sulla strada statale per Minas Gerais, in posizione super strategica, nato per la distribuzione al dettaglio dei prodotti degli insediati. Si tratta di una struttura pubblica in disuso che il Movimento ha comprato dallo stato. Dentro si distribuisce anche materiale di propaganda e di studio. Ci sono libri di Mao Tze Tung e di Rosa Luxemburg, che Serginho apprezza molto.

Durante il viaggio, oltre a commemorare l’ex-parlamentare italiana Cicciolina, Serginho mi racconta che il fenomeno economico di migrazione delle industrie non si limita al solo territorio dello stato di S. Paolo, esistendo una tendenza verso il Paraná, stato che da una decina d’anni, dopo un passato di politica economica delirante, ma comunque basata sull’agricoltura, ha deciso di sedurre tutte le multinazionali possibili offrendo mano d’opera quasi schiavizzata, defiscalizzazioni su un mucchio di cose, ed infrastrutture praticamente in regalo, neanche fosse Bagnoli. La Ford per citarne una, ha già assaggiato questa torta, e pare gradire.

Questo influisce sul cattivo uso della terra, favorisce la concentrazione ed il latifondo, ammazzando le possibilità di sopravvivenza di che vorrebbe lavorarla come si deve. Serginho mi ripete che la Wolkswagen ha una proprietà grande come tre Italie. A pensarci bene mi sembrano dimensioni un po’ paradossali anche per il Brasile, forse intende dire tre Belgi, o tre Lussemburghi. Comunque tutto ciò da un’idea di cosa significhi il termine Concentrazione... Feudi e Feudatarii veri e proprii.

La Fazenda Reunidas, vicina alla cittadina di Promissão, conta 637 famiglie, che dal 1990, dopo tre anni di accampamento e lotta, producono caffè, fagioli, frutta, limoni, latte (per questo c´é un’apposita cooperativa di raccolta). La produzione è del tutto biologica, e si fanno anche ambiziosi esperimenti su varietà, cultivar, e concimi (sterco miscelato ad altri scarti organici).

All’arrivo (che a me fa l’effetto dell’entrata nella Terra Promessa, dopo la nottata polare) vedo alcune serre. Il mio istinto di vittoriese rinnegato, cromosomi e ricordi, mi fa arricciare il naso: per me serra significa veleni, manipolazioni violentissime ed atti impuri, se non contronatura, certo controsalute. Mi rassicurano: di innaturale qui c’è solo la plastica trasparente, tutto il resto é solo luce solare e lecito effetto serra. Il bello è che tutto fila liscio, senza nessun bisogno di velenacci, ed i prodotti non sono bolle d’acqua colorata!

Ah, meno male. Imparate Vittoriesi! Imparate Olandesi!

Chiaramente si tratta di uno degli insediamenti più importanti, ed é persino dotato di una scuola di primo grado completa (dalla nostra prima elementare alla nostra terza media).

La nostra funzione é quella di riattivare una radio che il Movimento non ha avuto le energie di mantenere in funzione, dopo un periodo iniziale di attività. Si tratta di un impianto semi-illegale, con un raggio d’ascolto di una decina di chilometri. Ma va bene: Radio Camponesa copre quasi tutto l’insediamento e parte della città di Promissão, e dunque è uno strumento di propaganda, oltre che di animazione e cultura.

Non è facile elencare tutte le funzioni che una radio di insediamento può svolgere: crea e diffonde cultura locale, intrattiene ed anima, da luogo ad occasioni di espressione democratica, informa, contribuisce allo sviluppo dell’identità del popolo insediato, e poi comunica tutte queste cose all``esterno, alla città, a chi passa per la statale... insomma: è una cosa importante.

Anche qui la presenza della componente catto-sinistrorsa è fortissima. Ed in generale é forte la domanda di religiosità militante. Mi dicono che ci sono sparse tra le varie agroville di cui l’insediamento si compone, 30 chiese, tra cui molte evangeliche. Io non ne vedo neanche una.

Tutto l’insediamento sta preparando la Romaria da Terra, una sorta di festa religiosa e di lotta. E’ per questa che è ancor più necessaria la radio. Secondo le previsioni convergeranno qui in 5000, dai dintorni e da molto lontano, per celebrare "l’allegria della conquista giorno per giorno", che in Portoghese fa rima. Ci sarà una specie di rituale religioso con processione di alcuni chilometri, e poi una gran festa contadina, con cachaça, balli (il famoso forrô), artigianato prodotto negli insediamenti, un sacco di roba da magnare, e materiali di lotta. C’è grande attesa per tutto ciò, e si ferve nel costruire le baracchine per gli artigiani, scavare le fosse per i cessi da campo, scrivere gli striscioni con parole di benvenuto, di lotta e citazioni biblico-compagne, adornare tutta l’agrovilla con bandierine di carta.

Noi si imbianca la radio, vi si scrivono motti di lotta per la libertà di espressione e la Riforma Agraria, ed un compagno vi dipinge il simbolo dei Sem Terra, ma con un microfono al posto del coltellone. E’ molto bravo, ma all’inizio faceva il modesto: "posso tentare di disegnare qualcosa", ha detto quando si è saputo che un compagno artista non sarebbe venuto in tempo. Il risultato a me pare ottimo.

Con "noi" intendo il collettivo della radio: gente di fuori, venuta apposta per dar manforte ai compagni di qui su sollecitazione del Movimento, oltre a me.

Noto una certa differenza tra compagni come questi, taluni con dietro storie di città, od anni di militanza, e gli elementi locali, più terragnoli e contadinotti nei gusti musicali e nei modi. Alcuni sono cordialissimi e concretissimi, altri timidissimi, quasi muti: nel complesso l’atmosfera è quella che trovavo quando si dava una mano alle feste della Primo Moroni nella Bassa Ferrarese, od ai compagni di Rifonda della Porrettana.

I compagni locali arrivano alla radio solo la sera, dopo che hanno finito i lavori in campagna e alla mungitoria, il resto della giornata tocca a noi di fuori. E noi si comincia alle 5 del mattino, e si tira avanti dandosi il cambio. Comincia Rosildo, un compagno di San Paolo sui venti anni, che pare un rapper urbano e postmoderno.

Lo aiuta il compagno Jasão, un vero "negrão" di una quarantina d’anni. Anche lui è della capitale, dove ha fatto il pompiere per molto tempo, sino al giorno in cui ha beccato la moglie che lo tradiva. Ciò ha cambiato la sua vita: si è separato, ha chiesto il prepensionamento (che ha potuto ottenere senza farsi troppo male), e poi è entrato nel Movimento, in cui milita a tempo pieno. Le sue trasmissioni di intrattenimento sono molto professionali: si vede che si è preparato parecchio su molte questioni tecniche. Tiene anche un programma in cui da istruzioni di primo soccorso, e racconta episodii della sua vita di pompiere.

Io e Serginho parliamo di agricoltura biologica, dei pericoli del transgenico, di politiche economiche Serginho parla, ed io, nel mio portoghese stentato, dico "sissí", e poi parlo male dell’Italia e dell’Europa.

Il compagno che ha dipinto così bene si chiama Jerson ed è di Campinas, una moderna città del nord dello stato di S. Paolo, nota per la famosa università UNICAMPI, in cui si fa tanta ricerca sulla Didattica della Matematica e su altre belle cose. Jerson ha 26 anni, come me, ma la sua storia é molto più romanzesca della mia: aveva un banchetto di frutta, abbastanza redditizio, ed una moglie, due figli, una casa. Era un giovane sborone e si cannicchiava come tutti i giovani di questo mondo. Non ho capito come, ha cominciato a drogarsi sempre più peso: da una tranquilla "maconha" conviviale è passato via via al crack. La moglie lo ha mollato, portandosi via i cinni, ed egli ha vissuto mesi di incoscienza e disperazione.

Poi, anche qui non ho capito come, si è avvicinato all’MST, e grazie ad esso, alle sue attività, alle sue concezioni, alle sue promesse e speranze, ed alla sua pratica, si è completamente riabilitato. Vive in un insediamento chiamato Nuova Canudus, in memoria della città ideale e comunista fondata da Antonio Conseilhero a metà ottocento, che finì in un massacro per le menzogne di due fratacci cattolici.

Anche Nuova Canudus é una specie di città ideale, coraggioso esperimento sociale del Movimento: quando sarà a regime servirà da insediamento educativo per chi non sa lavorare la terra ed ha problema di convivenza. Non sai fare un cazzo? Litighi con tutti? Passa mò alcuni mesi in questo insediamento. Lì tutto è comune, e tutti hanno un ruolo e turni per svolgerlo. Ciclicamente si ruota e ci si scambia le incombenze. E inoltre si lavora sull’autocostruzione della persona. Si cresce, si matura, ci si rigenera, si torna fieri di sé. E si impara a coltivare, ad allevare il bestiame, a lavorare i prodotti della campagna.

I principali utenti ed abitanti sono proprio ex-disadattati, ex-alcolisti, ex-drogati... quelli che la città ha abbruttito e che voleva buttar via. Proprio loro ora si vendicano, diventando persone stupende come Jerson, che sa fare di tutto (pittura, radio, mangiare, elettricità, acqua, chiacchiere), che è simpaticissimo, che sta leggendo la Repubblica di Platone (che, da fruttivendolo, mai avrebbe toccato neppure con pinze), che si è risposato con un’insegnante dell’insediamento in cui vive, e che ora aspetta un figlio da lei.

Freniamo un momento gli entusiasmi: non é che le cose a Nuova Canudus vadano sempre a rose e fiori. L’anno scorso pare ci sia scappato persino un morto: un giovane ammazzato dal padre di una ragazza per una questione di gelosia delirante. L’omicida ora è in galera, ma l’esperimento sociale continua, e sta dando ottimi frutti.

Del collettivo fan parte anche due compagni di Itapeva, un insediamento vicino ad Itareré. Là una radio di insediamento funziona molto bene da un sacco di tempo, sostenuta da un’apposita cooperativa, che indennizza i compagni del tempo impiegato nella programmazione e sottratto ai campi.

Si chiamano Eder ed Angelina, ed hanno cui venti anni o poco più. Angelina ha un marito ed una figlia bellissima di tre anni, di cui mi mostra la foto. Mi chiede della mia famiglia, ma io ho molto meno da raccontare. Questi compagni sono giovani, ma hanno vissuto molto e molto intensamente.

L’esigenza che subito è chiara è quella di coinvolgere maggiormente gli insediati nella programmazione. Per questo io ed Angelina andiamo ad intervistare un po’ di nonne e matrone a domicilio. L’accoglienza è generosissima, e la conversazione, registrata per la diffusione in differita, verte sulla vita locale e sulla storia della conquista di questa Fazenda. Molto interessante. Angelina, dopo le trasmissione, trattiene le cassette per usarle anche nella sua radio.

Un pomeriggio io ed Angelina andiamo ad intervistare donna Divina, una signora che racconta di aver lottato sin da bambina: prima contro il padre, che, per un pregiudizio contro le donne, contro gli artisti, e contro le donne artiste, le impedì di imparare a suonare la fisarmonica, vendendo quella che lei si era procurata. Poi contro il padrone fazendero, che affamava letteralmente tutta la sua famiglia. Poi contro il marito, che, non comprendendo le ragioni ed i metodi della lotta dei Sem Terra, non voleva che la famiglia si accampasse per occupare questa fazenda. Siccome non riuscì a convincerlo, si guardò bene dal rinunciare alla lotta ed andò da sola: suo marito sarebbe venuto quando e se avesse capito. Ed il marito capì solo dopo un par d’anni, e mesto si ricongiunse alla moglie, in una baracca di plastica nera dell’accampamento da cui poi è nato questo insediamento. Non male per una donna brasiliana di campagna, figlia di una cultura tradizionalmente piagata dal machismo.

Mano mano che le interviste vanno avanti, e via via che entriamo in contatto più profondo con la gente del luogo, si evidenzia come una specie di differenza generazionale tra quelli che hanno partecipato 13 anni fa alla conquista di questo piccolo paradiso agricolo (pieno di cavalli liberi, galline ruspanti, maiali grufolanti, orti, frutteti, campi, nonne che offrono caffè, compagni che offrono cachaça ed invitano a pranzo) ed i più giovani, specialmente quelli meno politicizzati, che tengono meno a tutto questo, apprezzano la città, dove lavorano come impiegati od operaii, ed aspirano molto ad una bella automobile. Non so se sono io che sono malizioso, ma l’impressione é un po’ questa.

Peraltro in ogni casa, accanto al crocifisso, c´é il ritratto del Che, ed il movimento riesce a mobilitare per le nuove occupazioni anche alcuni che sono già insediati, come quello che é morto lo scorso primo maggio. La lotta all’imborghesimento é vitale per l’MST. Vedremo come gestiranno questa tendenza che del resto é molto naturale. Uno comincia a star bene, e si dimentica delle ragioni di fondo della lotta che lo ha portato nella condizione in cui è ora: il ventre si arrotonda e gli ideali vanno a farsi friggere. Anzi si comincia ad avere per la testa dei grilli che non si son mai avuti...

Ma una cosa del genere a lungo andare svuoterebbe l’MST di energie, e ne limiterebbe l’azione ad una lotta corporativa: non si tratta di sistemare questi o quei contadini che si ribellano al sistema latifondiario: si tratta di sistemare tutti, di dare a tutti terra, scuola, istruzione, cultura, strumenti di socialità, pappa e possibilità di produrre in proprio tutto ciò. Possiamo chiamarla Rivoluzione? Forse sì, ma del resto l’MST ha scelto una strategia che si basa sul rivendicare l’applicazione rigorosa di quanto prescrive la Costituzione. Insomma sono loro a farsi portavoce, non di una generica idea di giustizia o di una teoria sull’equità sociale, ma della stessa legalità, che il governo sta usurpando.

Il governo Cardoso va avanti ancora reiterando decreti provvisorii, ripresentandoli poche ore prima della scadenza, senza che così il Parlamento possa realmente pronunciarsi in proposito. Forse non si tortura più con la sistematicità con cui lo si faceva ai tempi delle due dittature (ma di questo temo che potremmo aver certezza solo dopo un attento esame delle carceri e dei commissariati), ma certo é improprio definire democratico questo bel paese cosciottiforme, in cui il sistema elettorale è studiato per riservare le sedi del potere reale alle minoranze dei potentati industriali, e dei vassalli delle multinazionali. Non ho ben chiara la situazione, ma prometto che farò ricerche più specifiche.

Se ho ben capito, dato che in teoria anche un sindaco od un assessore può emanare regolamenti sull’uso del territorio, piani regolatori sulle aree industriali, regolamenti sull’inquinamento, e via così, i legislatori brasiliani hanno complicato via via le procedure di voto, in modo da fare prevalere l’astensionismo. Mi dicono i compagni che questa è un’osservazione molto maliziosa. Sarà, però ad esempio se un elettore vuole far vincere un candidato sindaco ed alcuni aspiranti assessori di suo gradimento deve ricordarsi un numero di cinque o sei cifre per ciascuno di loro. Figurarsi cosa significa questo in un paese con problemi di analfabetismo, e d’altra parte anch’io, che ci ho messo un mese ad imparare il numero di telefono di casa mia, avrei qualche difficoltà.

Ciò spiega perché tutti i muri delle città si riempiono di scritte, nomi e numeri, in maniera davvero martellante. Arrivano questi volantini elettorali che sembrano dei menù col prezzo delle portate. Nonostante le difficoltà il PT (Partito dos Trabalhadores), che è il maggior partito di sinistra (con tanto di componente comunista) é riuscito a governare in città come S. Paolo e stati come Rio Grande do Sul, cioè dove si concentra la grana, ma questo, pur con alcuni episodii molto positivi come la cacciata della Ford da Porto Alegre e la trasformazione degli impianti in scuole professionali, non ha potuto fermare lo sfruttamento colonialista delle multinazionali sul paese, né le politiche deliranti sull’ambiente e l’agricoltura che piovono da Brasilia come fulmini. Anzi, a detta di molti militanti l´´effetto é stato piuttosto quello di istituzionalizzare il Partito. Eh, a Bologna questa storia la conosciamo molto bene!

Di tutte queste belle cose si parla la sera, nella stanza in cui dormiamo noi maschietti del collettivo della radio, su materassi stesi per terra. Si va a letto verso le dieci, stanchini, ma Rosildo comincia a raccontare "piadas" (barzellette), e gli rispondono Jasão e Jerson. Ne conoscono alcuni milioni, e si va avanti con risate che rimbombano per la campagna fino all’una, con tutto che ci svegliamo all’alba!

Le barzellette sono quasi come quelle italiane, ma al posto dei carabinieri o dei terroni ci sono i baiani (bersaglio prediletto), gli immigrati portoghesi, gli immigrati giapponesi (su questi abbondano le barzellette sessuali), ed i negroni (il bello che queste le raccontano proprio Jasão e Rosildo che sono supernegrões). Alcune, molto surreali, hanno per protagonista un pappagallo. Purtroppo la mia conoscenza del portoghese non mi consente di capire sempre tutto, né di seguire il ritmo del racconto, che per una piada vuole rapido. Il clima é ottimo, di grande confidenza e comunanza.

Di barzelletta in barzelletta, si giunge a parlare di cose che stanno a cuore ai compagni, e le risate cedono spazio alle riflessioni ed agli interventi. Ognuno espone la propria visione di cose che in qualche modo interessano tutti. Una sera in particolare, in presenza di altri due compagni, ci siamo confidati cose molto personali, visioni e preoccupazioni su molti argomenti politici ed esistenziali. Si è parlato del rapporto tra i generi, della difficoltà di rompere la barriera culturale che constatiamo esistere tra essi, della questione sessuale, e poi anche dei guai personali della militanza, del sacrificio che essa implica. Per un militante è molto difficile avere una vita privata e personale, e le rinunce sono tante e talora dolorose. Inoltre é difficile persino organizzarsi una produzione agricola se si è già insediati e si vuole continuare a militare, come il Movimento invita a fare.

Poi un compagno, che credo si chiami Marco, di circa trent’anni, insediato e con una famiglia, pone la questione se l’MST debba continuare con questa via paralegale, con la ricerca del consenso e dell’applicazione della Costituzione, o se non sia piuttosto giunto il momento di rompere in modo radicale con la legalità...

Detta così la questione mi suona mal posta: l´´MST concretamente sta lavorando e costruendo contro il Capitalismo con molta concretezza. 35.000 insediati nel solo stato di S. Paolo, cooperative varie che collaborano bene, scuole, ed ora anche radio... Quanto all’appoggio dell’opinione pubblica, esso è vitale per non farsi spazzare via dalla repressione: il caso dell’EZLN ha insegnato chiaramente che, non appena gli occhi del mondo, si distraggono partono i blindati per fare massacri, mentre peraltro nessuno, se non è un nazista od un ufficiale cinese in servizio in piazza Tien An Men, fa un atto che mostri platealmente quanto é stronzo.

Questo è uno degli effetti buoni della globalizzazione, cui peraltro hanno subito trovato il rimedio di far sembrare democratiche tutte le dittature più pese dell’America, come ad esempio in Cile. Insomma, l’appoggio dell’opinione pubblica conta parecchio, e per questo occorre sia demistificare e sbugiardare tutta la propaganda mediatica che dipinge l’MST come una banda di devastatori, sia avere nella realtà una condotta molto attenta a non dare adito alla repressione di fare quello che alcuni settori dell’esercito e delle forze armate vorrebbero già da tempo.

Bisogna tenere una condotta quasi non violenta, in modo che sai chiaro chi attacca e chi protesta civilmente... quando possibile. Un compagno fa notare che talora è necessario dare anche segnali di forza, come ad esempio nel caso avessero condannato José Rainha per l’accusa di omicidio che gli avevano appioppato: pare che i giudici mafiosi non abbiano avuto il coraggio di sfidare la minaccia di un movimento organizzato e radicato come l’MST, che era effettivamente in grado di fare saltare in aria mezzo Pontal. Molotov, aste rigide da carica, barricate, lacrimogeni caserecci, tutto, secondo lui, andava usato se avessero schiaffato Jose Rainha in galera.

L’MST non è un movimento violento, ma sa quando ci si deve difendere, e quando non si può permettere che certi soprusi facciano da precedente. Resta comunque importante non farsi bollare come guerriglieri o terroristi, ma a questo si provvede anche nei negozii della riforma agraria, o con le radio.

Arriviamo alla vigilia della Romaria: la sera tutti si vestono a festa, le ragazze e le signore hanno indosso tutte le cose più belle. C’è chi suona e chi è venuto dalle agroville vicine, si balla il Forrô e cose del genere. Persino io faccio oscillare il baricentro con la mia grazia da tricheco, spinto dall’euforia generale.

Ho occasione di conoscere un mucchio di gente, tra cui Suor Alberta, una simpatica suorina veneta, di Mestre, ipercinetica, che sta in Brasile da trent’anni, e che lavora da tantissimo tempo con i Sem Terra e con la Commissione Pastorale della Terra, partecipando a quasi tutte le manifestazioni ed occupazioni, visitando i detenuti politici, e dandosi molto da fare per varie necessità degli accampati e del Movimento. Parla di Che Guevara con sincera commozione, e di Woityla come di un "compagno che sbaglia".

C´é poi un gruppetto di suore desuorate che lavorano con la gente di strada di S. Paolo. Una, brasiliana di nascita, era finita in un convento in quel di Carpi, presso Modena, in cui si lavorava con i sordomuti, ma poi si è stracciata le vesti perché non si sentiva abbastanza utile al prossimo suo e si era rotta le balle dell’ambiente borghesuccio carpigiano.

E viene il giorno della Romaria, specie di processione religiosa di alcuni chilometri in cui si ringrazia la divinità, ed insieme sorta di manifestazione con canti di lotta. Su di un camion allestiamo un altare su cui due vescovi celebrano un rituale simile alla messa, e pronunciano discorsi molto marxisti. Benedicono pani, frutta, e semi che vengono distribuiti tra i partecipanti. Si tratta di un rito ecumenico, cioè non rivolto esclusivamente agli aderenti ad una religione, ma coinvolgente tutti "gli uomini di buona volontà", che nel caso sono poi protestanti o pochi compagni agnostici.

Poi un compagno cantautore tiene un concerto di canzoni di lotta.

Purtroppo da un paio di giorni piove, e non c’è la folla che ci si aspettava. Alcuni sono rimasti impantanati negli insediamenti d’origine. Comunque i compagni valutano l’affluenza buona. La festa è molto colorita, ed io finisco con l’imbrescarmi di cachaça.

La festa termina verso le quattro, ed io e Serginho troviamo un passaggio verso lo stato del Paraná in una corriera di compagni che tornano a casa da quelle parti. La nostra destinazione è la capitale Curitiba, dove una regista compagna, Berenice Mendez, ci aspetta per realizzare la versione italiana di un suo documentario sui Sem Terra. Io parlerò come narratore, e sottotitolerò le interviste. L’esperienza mi interessa parecchio, dato che non ho mai fatto nulla del genere, ed inoltre tornare in Italia con tanto di filmone è già di per sé un ottimo risultato. Se ci si organizza come si deve può diventare un buon strumento.

Curitiba è una delle città più europee del Brasile, con un sistema di autobus urbani supertecnologico ed efficientissimo, taxi tutti di uno stesso colore e ben riconoscibili, palazzoni nuovi con architetture avveniristiche, ma anche palazzetti antichi (che qui significa che hanno da uno a quattro secoli), e casette liberty. Tutto è molto fine, e ricorda un po’ certe città dell’Impero Asburgico, o dell’est Europeo.

Mi fa un certo effetto passare dall’insediamento, realtà terragnola ed agreste, alla metropoli similasburgica. Il paragone non è forzato come può sembrare: l’immigrazione più significativa nello stato del Paraná è stata proprio quella delle masse tedesche, polacche e dell’Europa centrale ed orientale. Gli immigrati si portano dietro la loro cultura, per cui anche qui hanno costruito casette di legno col tetto a punta ed ornamenti cruccoidi.

Del resto il clima ora é piuttosto rigido: sono 45 anni che in Brasile non fa tanto freddo! Sarà il buco nell’ozono o la mia presenza?

Curitiba é simile alle città europee anche per il fatto che l’elemento sociale più visibile e determinante qui é la Borghesia. E’ la città tipo della borghesia brasiliana, additata ad esempio da tutte le borghesie del paese come città ideale, in cui non si vede un affamato uno, che chieda l’elemosina in giro (infatti si nascondono piuttosto bene, sennò passano guaii).

La storia del Paraná è la storia di come questa borghesia ha fatto violenza alla natura ed al proletariato: nel 1500 lo stato era ricoperto da foresta sul 90% della sua estensione, oggi lo è appena sul 10%. Lo sfruttamento é avvenuto con mezzi finanziari stranieri, ed ha seguito modalità irrazionali e dannose.

In San Paolo il problema era la monocoltura della canna, qui le monocolture si sono succedute molto rapidamente, senza neanche svilupparsi sul serio, a seconda dei boom commerciali. Saputo che il caffè rendeva bene, i borghesi decisero di investire in piantagioni di caffè: cercarono capitali in giro per il mondo per finanziare l’abbattimento e la distruzione della foresta e per piantare. Poi in capo a cinque anni furono in grado di mettere sul mercato una tale quantità di caffè che il suo prezzo mondiale procombette ´n terra.

Avere una terra buona non basta se non si pianifica per benino una politica agricola!

Distrutta la foresta, rovinato il mercato del caffè, svuotate le tasche, scacciarono la malapianta caffeinica dai loro possedimenti e ripeterono lo stesso numero con altre coltivazioni. Morale: il suolo ne risultò impoverito, ed i capitalisti indebitati con le banche estere.

Tutto ciò si svolse più o meno dall’ottocento agli anni sessanta del secolo passato, con varie vicende legate all’accaparramento delle ferrovie e di gran parte delle terre buone e strategiche da parte di capitalisti inglesi. Infatti chi costruiva una ferrovia riceveva dallo stato una concessione di 50 anni sulle terre circostanti nel raggio di alcuni chilometri, e quindi tutte le vie commerciali terrestri erano nella fascia di proprietà dell’imprenditore, che in genere era inglese.

Le altre vie erano quelle fluviali. Gran parte delle province più produttive del Brasile erano raggiungibili solo via fiume, ragion per la quale ci scappò persino una guerra col Paraguai, per ragioni di imperialismo idrofluviale.

Dagli appunti che Berenice ha preso in un corso sui disastri e gli sconquassi della storia della sua patria, copio alcuni dati che illustrano l’entità dei guaii in oggetto:

INDICI ANALIZZATI \ ANNI
1965
1980
Area di foresta nativa originaria
70%
5%
Velocità del vento in km/h
20-30
80-120
Microbiologia del terreno
generalizzata
inesistente
Permeabilità della terra
alta
bassa

Il debito estero del Paraná nel 1985 era di 120 milioni di dollari. E’ un ciclo: Debito estero - alienazione di beni e strutture-perdita di sovranità nazionale - autoritarismo diffuso e cultura della delega - monopolio tecnologico di Europa USA e Giappone - privatizzazioni-crisi dell’intervento pubblico in tutti i settori - crisi della produzione culturale - dipendenza culturale dagli USA (questo era uno schemino, ma non ho qui i mezzi per ricomporre il grafo)

Ora in Curitiba si assiste ad un fenomeno economico interessante: l’agricoltura è stata abbandonata e la politica economica dello stato è volta a favorire l’industria: defiscalizzazioni, infrastrutture, comportamenti ai limiti del servilismo... Ford, Wolkswagen, Scania ed altre grandi imprese hanno abbandonato altre zone del Brasile per istallare qui i loro impianti, lasciandosi dietro molti licenziati. E le regole del trattamento di fine rapporto qui sono molto più brutali che in Europa.

Giunte qui, le multinazionali costruiscono impianti molto più moderni di quelli lasciati, che risalivano agli anni 80, con molta più automazione e tecnologia avanzata, e per questo hanno bisogno di molta meno mano d’opera.

Il risultato è che una fabbrica che dava lavoro a 100 operaii in San Paolo chiude, e se ne apre una nel Paraná che assume 20 persone. Grazie fabbrica, grazie Paraná!

Il rapporto tra nuovi assunti e licenziati, mi assicurano alcuni compagni in casa di Berenice, é di 1 contro 5.

Bene compagnucci, ora vado a nanna.

Quando potrò continuerò ad aggiornarvi sulle cosette che sto scoprendo qua.

Ciao

GIOVANNI