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Versione italiana

N.17 - Luglio 1999


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SOMMARIO









Editoriale

L'Africa che molti di noi sognano, l'Africa del riscatto, della dignità, della rinascita si può intravedere dietro gli articoli che compongono il diciassettesimo numero di Africanews in lingua italiana, il numero che coprirà i mesi di Luglio e Agosto. Sembrano articoli negativi, parlano delle solite traversie, dei problemi, delle tragedie del grande continente eppure dietro la nube di questo soffocante polverone si può intuire, si può scorgere un'atmosfera tersa, pulita e respirabile.

Pochi mesi fa Gracamachel, la moglie dell'ex presidente sudafricano Nelson Mandela, in un convegno tenuto a Maputo (Mozambico) e riguardante i soldati-bambini africani, aveva detto: "In questo continente c'è il peggio di tutto. Basta pensare a quanto accade in Sudan, nella regione dei Grandi Laghi, in Etiopia ed Eritrea, in Sierra Leone e in tanti altri stati. Dovrebbero essere questi i nostri standard di vita?" Ebbene queste parole pesanti come una sentenza definitiva, come una condanna perpetua hanno detto invece agli oltre 200 congressisti provenienti da ogni angolo del continente che l'Africa è viva e vuol cambiare.

A un lettore prevenuto, ed è facile seguire certi stereotipi parlando dell'Africa, o magari semplicemente superficiale anche il primo aticolo di questo numero, quello in cui il teologo Laurenti Magesa ricorda alla Chiesa cattolica che 5 anni sono passati dal Sinodo africano tenutosi a Roma ma che in Africa niente è cambiato, può apparire solo come un segno dei tempi infausti vissuti dal grande continente. Magesa adirittura teme che il Snodo africano, come altri, siano tenuti per tentare una "restaurazione" per far fare cioè alla Chiesa qualche passo indietro rispetto al balzo in avanti del Concilio Vaticano II.

In Africa, 5 anni dopo il Sinodo il catechismo continua ad essere un'esperienza incentrata sulla memorizzazione piuttosto che sulla comprensione, raramente la Chiesa africana decide di mettere la giustizia e la pace tra le sue priorità pastorali e infine l'inculturazione del Vangelo praticamente deve avere ancora inizio. Cosa ci trovate di positivoin tutto ciò? Può chiedere allora qualcuno. E' positivo che la Chiesa e per Chiesa intendiamo la sua base, fedeli o teologi come l'autore dell'articolo, sia vigile, discuta e anche, se è il caso, disapprovi i comportamenti delle autorità ecclesiastiche esponendosi pubblicamente. Sono questi i semi, il lievito di un'Africa nuova.

Anche gli articoli che seguono e che sono dedicati alla lotta per l'emancipazione della donna, per la conquista della parità dei diritti, rilevano situazioni di emarginazione, di soprusi, di sottomissioni ma anche di iniziative, di dibattiti, di lotte ma soprattutto di coraggio. E' una battaglia che soltanto pochi anni fa sarebbe apparsa utopistica, illusoria, perduta in partenza e ora invece è più veemente che mai e appare sempre più chiaro che questa battaglia le donne la vinceranno.

Diverse nazioni africane hanno emendato o lo stanno facendo, i loro statuti e costituzioni per garantire e promuovere i diritti umani delle donne. Si devono eliminare credenze religiose, norme e pratiche tradizionali che legittimano la persistenza e la tolleranza della violenza contro di loro. La toria del re di Buganda e della "sposa-bambina" descritta nell'articolo proveniente dall'Uganda, è un esempio della situazione che le attiviste dei diritti civili devono affrontare. Ma ora alle loro spalle non c'è più il vuoto, c'è una massa che aumenta, che preme conscia dei propri diritti. E' la nuova Africa.

Africanews staff


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