Nell'Africa delle carestie, delle guerre infinite, dei diritti calpestati, delle economie disastrate, esistono personaggi politici che ogni nazione, soprattutto quelle del ricco mondo occidentale, desidererebbero avere avuto come propri cittadini e come leaders. Uno di questi personaggi era Julius Kambarage Nyerere, presidente della Tanzania dal 1962 al 1985, deceduto nell'ottobre scorso all'età di 77 anni. Di lui ci parla in questo numero di Africanews in lingua italiana, Laurenti Magesa, teologo tanzaniano e soprattutto profondo conoscitore della realtà africana. È anche poco amato dalle gerarchie ecclesiastiche cattoliche per il suo sfrontato e aperto modo di esprimere le proprie opinioni. Ed è appunto con questa franchezza che Magesa ci presenta "Mwalimu", il Maestro, come veniva affettuosamente chiamato Nyerere dal popolo della Tanzania.
L'azione politica di Nyerere ha avuto tre linee direttrici, ha scritto Bernard Joinet, un Padre Bianco francese che l'ha conosciuto personalmente ed ha condiviso il suo sogno: saldare le 128 etnie del Tanganica in una nazione sola, creare uno stato non allineato, costruire una società senza ricchi né poveri. È riuscito nei primi due. Per Magesa sono fuori discussione il valore che dava alla dignità umana e la battaglia per un'Africa unita. Inoltre si deve riconoscergli che i suoi sforzi, malgrado certi errori, sono stati tutti rivolti al benessere collettivo.
Noi aggiungiamo che Nyerere ebbe la sfortuna di essersi posto un ruolo non gradito dalle potenze occidentali che lo ostacolarono in ogni modo. Era l'epoca della guerra fredda USA-URSS. E tutto ciò nonostante avesse detto chiaramente al sovietico Podgorny: "Noi siamo ostinatamente non allineati!". Poi però aveva rifiutato di passare sotto le forche caudine del Fondo Monetario Internazionale; queste prove di fermezza si pagano care.
Nyerere, per il suo carisma, era stato incaricato di presiedere la commissione che cerca di dare giustizia e un po' di pace al tormentato Burundi. Ora che "Mwalimu" se n'è andato, hanno chiamato a sostituirlo Nelson Mandela, un altro mito dell'Africa. Sono questi i grandi saggi che ogni uomo politico del continente più tribolato del mondo ascolta con rispetto, concedendo loro la massima fiducia. Purtroppo "Mwalimu" non c'è più e Mandela ha più di 80 anni. Di gente come loro, non se ne vede ancora nell'immenso orizzonte africano.
Sempre in questo numero di Africanews vengono affrontati due temi purtroppo ricorrenti, troppo ricorrenti si può aggiungere: la discriminazione a scapito delle donne e la penosa situazione degli studenti in Africa che devono combattere soprattutto con i costi invece che con le materie di studio. Mentre l'articolo sulla condizione femminile in Malawi lascia intravedere uno spiraglio, una speranza più che concreta di miglioramento, quello sulla difficile condizione degli studenti in Ghana appare improntato a notevole pessimismo. D'altra parte la situazione economico-sociale della maggior parte dei paesi africani è più che deteriorata e dove mancano i soldi per mangiare non possono esserci certo quelli per lo studio. La realtà è questa; anche nella nostra era globalizzata.
Africanews staff