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Versione italiana

N.25 - Aprile 2000


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SOMMARIO









Editoriale

Sicuramente è il sogno di molti, moltissimi italiani, e cioè poter rimandare a casa quei deputati che in Parlamento non hanno mantenuto le promesse elettorali o comunque non si sono impegnati per soddisfare le legittime aspettative dei loro elettori. Questo sogno potrebbe diventare realtà nel Malawi, piccolo stato dell'Africa australe che sino a pochi anni fa era dominato dall'eccentrico e brutale dittatore Hastings Kamuzu Banda.

La vicenda è l'argomento trattato nell'articolo che apre il venticinquesimo numero di Africanews in lingua italiana e nasce dal fatto che la Chiesa presbiteriana si è impegnata in una battaglia molto popolare: far reintrodurre nella Costituzione l'articolo che "castigava" i deputati fannulloni. Questo articolo aveva avuto, logicamente, una vita breve: nel 1995, solo un anno dopo il ritiro di Banda, infatti, era stato abrogato dal voto di un Parlamento piuttosto interessato e, guardacaso, molto unito nel togliersi quella spada di Damocle che pendeva sulla testa dei deputati.

La Chiesa presbiteriana ha trovato alleati in altre gerarchie religiose e organizzazioni non governative per i diritti umani ma l'opposizione di parlamentari, salvo qualche eccezione, al progetto di revisione è decisa e netta. Vedremo gli sviluppi della situazione a quali cambiamenti porteranno. E' comunque confortante vedere come la società civile in Africa sia viva e solerte e contrasti i politici, quasi tutti corrotti e purtroppo potenti. E' questo il nodo della vita sociale ed economica africana. E' questa la pietra angolare sulla quale si potrà rimettere in sesto il continente, una massa di 800 milioni di persone che, molti temono, siano già stati sacrificati sull'altare della globalizzazione, del libero mercato, del neoliberismo. Tanti bei nomi per nascondere la definizione esatta: selvaggio sfruttamento dei più indifesi.

Qualcosa di nuovo e di positivo ci arriva anche dalla Zambia, nazione che sino a 20/25 anni fa godeva di un certo benessere grazie alle miniere di rame del Copperbelt. Poi il prezzo del metallo è crollato, i paesi ricchi hanno preferito altri produttori e la miseria ha invaso il paese. La natura però ha dotato questa nazione di altre ricchezze. Fra queste figurano le foreste che sono diventate un ghiotto bersaglio per le centinaia di migliaia di sventurati che bruciavano la legna per ricavarne carbone da vendere. Il pericolo di una selvaggia e disastrosa distruzione del patrimonio boschivo è stato sventato da una legge del 1996 che sta dando ora i primi frutti. La protezione delle risorse forestali è passata, infatti, dal governo alle comunità locali che, agendo sul posto, riescono meglio a operare controlli su ogni tipo di abuso. E allo Stato non costano praticamente niente mentre prima organismi governativi e guardie forestali, pesavano sui bilanci con modestissimi risultati sul campo.

Dal Kenya, dove solo nel dicembre scorso è stato lanciato l'allarme per l'emergenza AIDS, ci arriva una descrizione agghiacciante della situazione carceraria. Anche il mondo occidentale conosce tali realtà e solo lentamente sta rimediando alla gravità del fenomeno. In Kenya, molto semplicemente, pensano a un piccolo rimedio per una grande vergogna dell'umanità. Non si possono impedire le violenze in carcere? Almeno evitiamo che le vittime contraggano l'AIDS e quindi forniamo le carceri di preservativi. Ed evitiamo i dibattiti sull'eticità di questo strumento, dibattiti che non aiutano certo la lotta al virus che uccide.

Africanews staff


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