Il numero estivo per eccellenza di Africanews in lingua italiana e cioè quello relativo a Luglio e Agosto, contiene argomenti molto diversi fra di loro ma riguardanti situazioni fondamentali della vita africana. Il primo articolo è relativo alla condizione della donna nel campo economico. È stato calcolato che la media giornaliera lavorativa di una donna africana sia di 17 ore. Ecco, le protagoniste dell'articolo sono proprio queste donne che lo scrittore camerunese René Philombe ha definito "macchine di piacere e macchine agricole" sottolineandone lo sfruttamento da parte della società e dei loro uomini più in particolare. Le donne del nostro articolo non sono le contadine citate da Philombe ma cittadine, gente che sopravvive alla tremenda realtà urbana africana. Fanno parte di quell'80% della forza umana, tutta femminile, che manda avanti il settore alimentare, produzione e vendita. Sonbo loro che sfamano i figli, li mantengono, quando possono, a scuola per sperare in un futuro migliore.
In Africa però ci sono altre donne, forse più fortunate, senz'altro più dotate economicamente che si sono imposte ad alti livelli imprenditoriali. Le chiamano "Nanas Benz" perché viaggiano in Mercedes, le trovi in Ghana, nei due Congo, in Nigeria, nel Togo. Nel setore dell'abbigliamento il 95% del commercio africano è nelle mani di donne che vanno in Italia e Francia, a Singapore o Taiwan a trattare direttamente la merce. In Camerun le chiamano Bayam Sallam, da buy (compra e vendi), e girano il paese per comprare dagli agricoltori i prodotti non ancora raccolti. Così accade in Burkina Faso e in Senegal. Sono le leaders di quell'immenso esercito che è la forza femminile africana del lavoro ma le vincitrici della battaglia quotidiana della vita sono le protagoniste del nostro articolo, sono loro che puntellano l'Africa del 2000: la più povera che si sia mai vista.
Il successivo articolo riguarda il Sudan, questo immenso stato, il più grande del continente, afflitto da una guerra fra Nord islamico e Sud cristiano-animista che dura dal 1956, anno dell'indipendenza, salvo una decina d'anni di pausa. Ai tradizionali posti di scontri sanguinosi come i monti Nuba, dove il governo di Khartoum vuole sradicare la popolazione locale, o come il Sud Sudan, si sono aggiunti da qualche tempo i ricchissimi giacimenti. Un dettagliato rapporto di Amnesty International mette in luce gli orrori di una persecuzione allucinante nei confronti della popolazione civile di quei luoghi. Gli appelli di questa benemerita associazione non bastano proprio. Inoltre, anche l'opposizione al governo integralista di Khartoum si macchia di violazioni di diritti civili. I soldi del petrolio, non è una novità, accecano gli individui.
Il terzo articolo nasce sotto l'influsso della spaventosa strage avvenuta in Uganda nell'ambito di una setta religiosa. L'Africa è terra di conquista da parte di questi culti, se ne contano a migliaia, e ora, dopo la tragedia ugandese, le autorità cominciano a controllare quelle sette che danno segni di più evidente pericolosità. In Sud Africa sono stati allertati i genitori di giovani studenti, i più sensibili a certe predicazioni, ma è evidente che questi culti troveranno sempre nel disastrato tessuto sociale africano un campo fertile per le loro allucinanti teorie. Dello stesso tenore è il quarto articolo che riguarda un prete cattolico sospeso per insubordinazione e per una sua propensione all'attività di guaritore. La situazione è confusa, contorta: speriamo che qualcuno sia davvero guarito. Sarebbe già qualcosa di positivo.
Africanews staff