Tre anni fa, nel marzo 1998, usciva il primo numero di Africanews in lingua italiana. Siamo naturalmente lieti di aver raggiunto questo piccolo traguardo anche se la realtà africana appare sempre più un rebus, un tragico rebus specialmente dopo la morte violenta di Kabila che lascia aperta ogni ipotesi sul futuro del martoriato Congo.
In questi tre anni però non abbiamo affrontato soltanto i grandi temi, quelli che attraggono anche la stampa e le Tv mondiali, i nostri corrispondenti ci hanno parlato di piccole situazioni dai grandi significati. Il problema di una scuola in Kenya è il problema della scuola in tante altre nazioni. La rivolta di una donna in Malawi è la rivolta, la riscossa delle donne africane. La denuncia ambientalista di una fabbrica che inquina è la ribellione della società civile al perpetuarsi dello sfruttamento del territorio africano.
Se il quadro politico generale dell'Africa è buio, quello più particolare vede accendersi mille piccole luci. Molte si spegneranno, altre si ravviveranno ma entrambe saranno la dimostrazione che la gente africana è viva, lotta, si rinnova, non si rassegna.
Questo numero comincia con due storie sintomatiche. Entrambe provengono dal Ghana. La prima riguarda i grandi temi cui accennavamo prima e cioè la caduta di Jerry Rawlings al potere da 20 anni. Sono state delle elezioni democratiche a spodestare questo "uomo forte" che ha avuto e purtroppo avrà molti sosia nel continente. Giovane, intelligente, abizioso, sconsiderato e spesso pericoloso. Questo l'identikit di Rawlings ma potrebbe essere, età a parte, quello di Moi in Kenya o di Museveni in Uganda o di Dos Santos in Angola. Quando se ne vanno, o meglio, quando li cacciano, questi politici si lasciano alle spalle un'economia devastata e una struttura statale fatiscente.
Rawlings viene paragonato a un piccolo Pinochet africano per i gravi abusi compiuti nel campo dei diritti civili e per la sparizione di molti oppositori. Ora il Ghana cambia pagina e la speranza torna a fiorire. La speranza e la fiducia nel futuro che non ha mai perso il trentaseienne pescatore del Ghana, Kofi Kum. Alla sua età è andato a scuola per avere un "avvenire migliore". La moglie ha divorziato perché contraria a questa decisione, la scuola ha fatto di tutto per respingerlo: l'ha cacciato e poi l'ha ripreso solo sotto l'ingiunzione del ministro dell'educazione pubblica. Kofi Kum è ora sui banchi dove stanno anche alcuni dei suoi figli. Promosso o no, la sua battaglia l'ha già vinta.
La Zambia è il teatro del terzo articolo di questo numero. Fonti anonime della polizia rivelano come in certi luoghi si pratichi pesantemente la tortura. La Costituzione zambiana condanna tali pratiche e il cristianissimo presidente Chiluba nega che supplizi e sevizie siano riservati a elementi sospetti o a oppositori. Ma molte voci concordano e riguardano vicende in cui i protagonisti non parlano semplicemente perché fatti sparire.
Il Malawi è invece il terreno per un piccolo scisma provocato da un sacerdote cattolico sospeso dalla Conferenza Episcopale poiché il suo insegnamento veniva definito illecito e fuorviante. Nonostante queste premesse migliaia di cattolici sono accorsi alla cerimonia inaugurale della nuova chiesa.
Africanews staff