Il numero di maggio di Africanews in lingua italiana si apre con un articolo riguardante un argomento fondamentale per l'Africa: l'unificazione politica ed economica del continente. E' un progetto nato oltre 40 anni fa e il cui padre spirituale viene considerato il ghanese Kwame Nkrumah che con Lumumba è l'eroe più popolare e amato del movimento panafricano e dell'emancipazione politica dell'Africa. Quest'uomo si formò negli Stati Uniti dell'immediato dopoguerra e si impegnò a tradurre in piattaforma politica gli ideali di libertà e di rinascita storica dell'uomo nero. Nel 1957 porta il suo paese all'indipendenza e la capitale Accra diventa il centro d'azione per la liberazione totale del continente e per l'instaurazione degli "Stati Uniti d'Africa". La sua opera "Africa must unite" viene considerata la piattaforma ideale e operativa per l'unificazione del continente.
Nkrumah muore nel 1972 quando già il suo sogno e di molti altri uomini politici africani, era svanito. L'euforia e i grandi progetti sgorgati dalla fine del colonialismo si erano afflosciati ed era già iniziata la divisione fra chi stava con l'Occidente e chi parteggiava per l'Unione Sovietica: una divisione che sgretolò lo spirito di riscatto e di rinascita di un continente. Oggi, a distanza di quasi trent'anni dalla sua morte, la sigla magica Stati Uniti d'Africa viene riportata alla ribalta da un personaggio contraddittorio e a volte folcloristico come il leader libico Gheddafi. Dal 1969 quest'uomo guida la Libia e il movimento arabo anti-americano ma ciò non gli ha impedito di ricevere ultimamente ampi riconoscimenti nel campo europeo. E' noto che Gheddafi dispone della grande arma del petrolio per trattare con gli occidentali e la sua ricchezza gli permette di aiutare in ogni modo paesi africani in difficoltà.
Ora Gheddafi si è gettato a capofitto nel progetto per creare l'Unione africana, un consiglio di capi di Stato che possono decidere in ambito economico, sociale, politico e sanitario. Ma soprattutto avrebbero il diritto di intervenire negli affari interni degli stati membri per riportare la pace e la sicurezza quando, ad esempio, siano stati commessi crimini di guerra o genocidi. E nell'Africa attuale interventi del genere sarebbero purtroppo frequenti. Riuscirà Gheddafi nel suo intento? Che diranno le super-potenze come Nigeria e Sud Africa? Che faranno Stati Uniti, Europa, Cina e Giappone di fronte a questo progetto? Sono risposte difficili da dare. Noi, in questa occasione, dichiariamo apertamente il nostro augurio al leader libico e agli altri capi di Stato affinché tale progetto vada in porto e l'Africa si riprenda la dignità che le è stata tolta a causa della sua povertà.
I due successivi articoli riguardano entrambi la stampa e la televisione. Nel Ghana il nuovo presidente Jhon Kufuor, che ha sostituito Rawlings da 20 al potere, sembra fare un passo verso i media abrogando gli articoli del codice penale che rendono problematica la libertà di stampa. Per il momento ha dato trasparenza all'operato del governo lasciando che i giornalisti mettano il naso nei vari ministeri. Sotto il suo predecessore solo gli addetti agli organi controllati dallo Stato potevano ricevere certe informazioni. Tutt'altra musica ci viene dallo Zimbabwe dove sembra essere scoppiata un'epidemia di corruzione fra i giornalisti. Ci sarebbe da sorridere vedendo le cifre che sono in ballo. In un caso due giornalisti avevano preteso 180 dollari (circa 360 mila lire) da un ristoratore per parlare bene del suo locale minacciando, in caso contrario, di diffamarlo e di fargli così perdere la clientela. Cifre piccole ma grosso reato e soprattutto molto diffuso se anche dei giornalisti sportivi hanno accettato "regalie" per parlare bene di alcune squadre di calcio.
L'ultimo articolo purtroppo riguarda ancora il Sud Sudan, la terra che da 18 anni è teatro di una feroce guerra civile e da grandi carestie. Ora la miseria provoca rivalità fra le due etnie Dinka e Nuer, alleati contro il governo di Khartoum che certamente si da da fare per fomentare questi contrasti.
Africanews staff