Con questo numero di dicembre Africanews in lingua italiana chiude il suo secondo anno di vita, cominciata nel marzo 1998. Ci affacciamo così al fatidico 2000, un anno in cui qualcosa potrebbe muoversi nella spinosa questione dei debiti esteri del Terzo Mondo magari anche grazie al tanto discusso Giubileo. Nel 2000 comunque ben 16 stati africani festeggeranno i 40 anni della loro indipendenza, del loro distacco (si fa per dire) dal colonialismo. Sedici nazioni dal piccolo Togo allo smisurato Congo o Zaire che si voglia, alla altrettanto ricca e vasta Nigeria, si troveranno a guardare indietro e considerare quanta strada hanno compiuto dal quel 1960 felice e colmo di speranza.
Di strada ne è stata fatta poca. Se usiamo gli odiosi ma talvolta utili indici economici vediamo che dagli anni '70 a oggi l'Africa ha camminato come i gamberi, cioè all'indietro. Forse è bene ricordare anche le condizioni di partenza, 40 anni fa. Quarant'anni per una nazione sono intanto molto pochi. Siamo una nazione giovane noi che datiamo 1861, figurarsi quelle africane (Liberia a parte, naturalmente, indipendente dal 1847).
Questi popoli però erano liberi solo a parole. Erano popoli cui i governi occidentali avevano già confezionato governi costituiti da loro fedeli servitori e anche molto ladri. Erano popoli di diversi milioni di persone ma i loro laureati si potevano contare sulle dita di una mano! I colonizzatori non vedevano di buon occhio gli studenti con la pelle nera. Sono nazioni che dall'epoca coloniale a oggi esportano sempre gli stessi prodotti (caffè, cacao, the eccetera) e acquistano manufatti, con la differenza che questi ultimi sono aumentati vertiginosamente e le materie prime da 20 anni sono in ribasso.
Il ruolo assegnato all'Africa è quello di un immenso serbatoio di materie prime di tipo minerario e agricolo, un ruolo marginale dove l'emorragia delle sue ricchezze non ha mai corrisposto un inizio di sviluppo economico. All'Occidente va bene così e così andrà dato che possiede il monopolio delle nuove tecnologie, il monopolio delle comunicazioni, dei media, delle armi, dei mercati finanziari. Con la globalizzazione non si discute, si subisce e basta.
Le gravose ipoteche dell'uomo bianco e, perché no, dell'uomo giallo, dato che i cinesi e i giapponesi in Africa hanno gli stessi comportamenti delle multinazionali occidentali, sommate agli errori degli africani, fra questi il vittimismo, hanno reso sterili o quasi 40 anni di libertà. Qualcosa di nuovo si muove in positivo, dalla Nigeria al Sud Africa, per scaramanzia non parliamone. No, il fatto è che lo spazio per questo commento sta per finire e devo presentare gli articoli di dicembre. Presentano fatti che sembrano la copia delle situazioni nostre e ben tre articoli riguardano il Kenya, una nazione molto amata dall'Occidente ma ora caduta in disgrazia. Infine dalla Zambia ci parlano delle traversie di un'etnia che ricorda quelle dei Curdi, anche se in questo caso le vicissitudini degli africani dissidenti sembrano meno dolorose di quelle dello sfortunato popolo medio-orientale.
Africanews staff