Africanews in lingua italiana del gennaio 2000 si apre con un articolo dal Kenya. Una nazione simbolica sia perché questo paese, una volta prediletta meta turistica degli occidentali, ora sta vivendo momenti assai precari. Proprio in dicembre il presidente Daniel Arap Moi si è deciso ad ammettere pubblicamente che l'Aids è una catastrofe nazionale, che servono misure immediate per combatterlo visto che dal 50 al 70% dei degenti negli ospedali, sono colpiti da questo virus. È stato un grido d'allarme dato con criminale ritardo anche in Tanzania mentre la vicina Uganda, che appunto con Kenya e Tanzania ha formato una comunità economica, già da tempo aveva chiesto aiuto all'Occidente e ora la sua situazione non è così disastrata.
Sulla costa del Kenya però ci si preoccupa solo di riconquistare quei turisti, si parla di un calo del 40% nelle ultime stagioni, che a causa di disordini politici, di criminalità dilagante e di misteriosi morbi avevano detto addio a Mombasa, all'enclave italiana di Malindi e alla splendida Lamu. L'articolo parla di una nuova attrazione che tanto nuova non è dato che si tratta di una forma di turismo sessuale. Alcuni locali della costa hanno organizzato gare da ballo con giovanissimi protagonisti: bambini e bambine, molti di loro inferiori ai 10 anni, partecipano a spietate selezioni sovente senza essere pagati. Altrettanto sovente diventano prede di pedofili.
Dal Malawi le notizie sono più confortanti e ci indicano una delle molteplici vie attraverso le quali passa l'emancipazione della donna africana. In questo caso si tratta del football, sport nel quale la rappresentativa nazionale femminile del Malawi ha colto diversi successi suscitando interesse e simpatia. ma i pregiudizi sono difficili da eliminare e così per il calcio femminile gli sponsor sono molto rari o inesistenti mentre per quello maschile, reduce tra l'altro da imbarazzanti insuccessi, le ditte o le industrie disposte a tirare fuori i soldi si trovano sempre. Alle donne africane non fa certo difetto l'ostinazione e anche questa battaglia, alla fine, le vedrà vittoriose.
Se le carceri sono un luogo infernale in diversi paesi ricchi, figuratevi quelle del terzo Mondo. Le immagini televisive che abbiamo visto relative ai prigionieri in Rwanda sono raccapriccianti. Non sono prigioni, sono luoghi dove eliminare fisicamente i rivali con le malattie e la denutrizione. Lo Zimbabwe ha cercato di invertire la rotta e rendere più umane le condizioni di vita dei prigionieri. Le autorità carcerarie hanno preso i detenuti con pene minori, li hanno tolti dalle celle malsane e superaffollate, portandoli a compiere lavori utili per la collettività in un regime di semilibertà. I risultati sono stati soddisfacenti e ora anche il vicino Malawi tenterà di imitare lo Zimbabwe per rendere ai detenuti una parvenza di vita umana.
La morte di Julius Nyerere nel novembre scorso è stato un colpo terribile per tutta l'Africa. Nyerere con Senghor, Krhumah, Mandela e pochi altri statisti rappresenta la storia, la dignità. la saggezza africana nel dopo colonialismo. Uomini come Nyerere sono punti di riferimento per tutti, Occidente incluso, e in un continente tribolato come quello africano sono determinanti per risolvere le crisi ricorrenti. Nyerere stava componendo appunto quella del Burundi, la sua morte ha rimesso tutto in discussione. ma forse sarà un altro "padre della Patria" e cioè Nelson Mandela a costruire quella pace cui tutta l'Africa aspira.
Africanews staff